Parto da lontano per dire che ho fatto una cosa che aspettava chiusa dentro di me da 30 anni.
I miei, in particolar modo mia mamma, voleva assolutamente che facessi il liceo classico, aimè. Il motivo non era particolarmente valido, ma tant’è: lei non aveva potuto studiare quel che voleva e i suoi erano ‘altri tempi’, posto che esistano tempi altri.
Non ero un gran studente, per usare un eufemismo. I miei interessi erano molto basici: fumetti, videogiochi, musica, ragazze.
Il quarto interesse si è dimostrato piuttosto complicato da coltivare visto che mi iscrissero al Valsalice, all’epoca un istituto solo maschile. Sugli altri tre mi sono dato da fare.
Come è facile supporre, la cosa non andò molto bene, anzi: ero svogliato, greco, latino e matematica per me erano la stessa cosa, ovvero una nebbia impenetrabile. Anni brutti, devo dire. Ci ho messo del mio, eh, sia chiaro. Non avevo proprio voglia di studiare.
Uscito da Valsalice [anzitempo e a testa alta, ma è un’altra storia che fortunatamente è andata in prescrizione…], ho inziato a uscire un po’ e presto mi sono imbattuto in un locale chiamato Studio 2.
Non sto a dire che locale fosse perché chiamarlo discoteca sarebbe riduttivo, non ce ne sono più stati così, ma ricordo bene quello che guardavo sempre mentre ballavo: il DJ.
All’epoca Lorenzo LSP tra gli altri, tanti, che poi hanno fatto strada in radio e nelle produzioni musicali.
Questo tipo che faceva girare due dischi insieme e poi trovava il momento esatto, quello perfetto per mixarli; questo ragazzo [all’epoca] che sapeva cosa volevano le persone in pista: sudare, ridere, ballare house e non solo. Questo tipo che sembrava un sacerdote laico alle prese con una liturgia di ritmo, luci, bassi.
Tutto questo per dire che un giorno mia mamma, su tutte le furie dopo l’ennesima pagella da terrorista, mi disse: “Ma cosa vorresti fare nella vita, eh? Il DJ?”.
Risposi che sì, volevo esattamente quello. La discussione, per me molto sgradevole come potete immaginare, andò avanti per i minuti interminabili che ci separavano dal garage di casa. E non ne parlammo più.
Non ho fatto il DJ, chiaramente, e mi dispiace ancora di più oggi perché quelli erano davvero i tempi giusti per iniziare.
Arrivo ad oggi e all’amico Frisk di TOradio che ha messo su [dopo parecchie insistenze che si avvicinano pericolosamente allo stalking] un corso base per DJ. Intanto: grazie Frisk.
Non sono molto bravo, ho 53 anni e faccio altro nella vita, però martedì ho messo su due dischi senza fare troppi errori e mi è venuto da pensare: “Visto, mà? Ho messo su un disco”.
Cazzo, potevi farmi provare almeno.
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