Invado incautamente l’area solitamente governata da Zummone per fare la breve recensione di una miniserie Netflix intitolata ‘Adolescence‘, e nel frattempo spendo un ‘Alleluia’ per il ritorno di una produzione Netflix di livello. Finalmente.
La storia vede un ragazzino inglese di 13 anni arrestato dalla polizia per l’omicidio di una compagna di classe; dall’arresto, che è la prima scena della serie, alla fine della vicenda passa poco più di un anno in cui vengono narrate le vicende del ragazzino, degli agenti di polizia e dei servizi sociali che ruotano attorno al ragazzino, oltre naturalmente alle ripercussioni sulla sua famiglia composta da padre, madre e sorella.
Partiamo dal fatto che la prova attoriale è notevole: sopra tutti spiccano Owen Cooper [promette benissimo], appunto l’adolescente e suo padre, uno Stephen Graham in grandissimo spolvero.
Ho come sempre trovato un po’ faticosa la scelta del montaggio in un unico piano sequenza che però, lo ammetto, ha l’effetto di trascinare maggiormente lo spettatore all’interno della vicenda che è potente in molti sensi: sia dal punto di vista visivo che da quello emotivo [ultima scena davvero notevole].
Che dire? L’ho trovata una storia forte, dura e cupa raccontata con grande cura, in certi casi anche con una grande delicatezza, che cattura fin dalla prima scena e che, soprattutto, fa parecchio riflettere sullo stato in cui versa la nostra società che pare del tutto in balia di social e sottoculture deviate e devianti. Prima di guardare Adolescence non avevo idea né di cosa fossero gli ‘Incel‘ né di chi fosse Andrew Tate o cosa rappresentasse la ‘Manosfera‘.
Su Tate avrei molto da dire dopo essermi documentato, ma un’altra volta.
C’è di che stare in allarme, dopo averla vista, e penso che una storia del genere possa fare riflettere più di una famiglia.
Guardatela, consigliatissima.
Adolescence [Bentornata Netflix] by Collateralmente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
Lascia un commento