A San Giovanni nella mia città è festa, e come da consuetudine avranno luogo alcune manifestazioni tra le quali lo spettacolo di fuochi artificiali.
Quest’anno c’è una novità: i tre botti finali non ci saranno, per non spaventare gli animali.
Io ci vedo un segno di attenzione e civiltà, ma c’è chi pensa sia una trovata per animalisti chic.
A parte il fatto che i tre botti finali non aggiungono né tolgono nulla ai fuochi artificiali che, come penso sia noto, sono più una gioia per gli occhi che non per le orecchie, non riesco davvero a capire per quale motivo in questo paese si debba radicalizzare tutto fino a rendere le posizioni e le opinioni sulla qualunque talmente polarizzate da diventare vero e proprio tifo.
Forse è davvero ora di accettare che gli animali sono esseri viventi, non cose inanimate che hanno la controindicazione di cacare e pisciare in giro.
Eliminare i tre botti finali è un gesto simbolico: non si sta chiedendo di abolire lo ‘sport’ in cui si infilza con simpatiche e folcloristiche lance un toro in un’arena. Non si sta chiedendo di chiudere gli allevamenti in cui centinaia di migliaia di galline estrogenate e chiuse in gabbie da 40 centimetri sono costrette a sfornare uova. Non viene richiamata l’attenzione sui macelli, né sui pellicciai.
Sono solo tre dannati botti. Che dite, ce la fate a stare senza?
P.S. Se poi nello specifico ripenso ai casi di cronaca di Yara o di quell’umanissimo marito che sgozza moglie e figli prima di andare a vedere la partita con gli amici penso che la domanda non sia come si fa a essere animalisti, ma come si possa non esserlo.
San Giovanni chiama, tre botti rispondono by Collateralmente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
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