Cinque anni nella vita di Enrico Berlinguer (1922-1984), il più amato segretario del partito comunista italiano, dal 1973 al 1978. Per la precisione da quando Berlinguer (E. Germano) in visita in Bulgaria è vittima di uno strano incidente stradale, poche settimane dopo il colpo di stato di Pinochet in Cile: l’obiettivo era ucciderlo, confiderà alla moglie. Nei mesi e negli anni successivi, Berlinguer teorizza la necessità di un’alleanza strategica con i partiti che rappresentano le più numerose masse popolari, quindi, inevitabilmente, con la Democrazia Cristiana. Questo provoca dubbi e sospetti, in Italia, come in Urss e negli Stati Uniti, mentre imperversano le prime avvisaglie della violenza terroristica degli anni di piombo. Il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro (R. Citran) chiuderanno definitivamente questa stagione e la grande ambizione cui allude il titolo: quella di partecipare al governo del Paese, dopo oltre 30 anni di opposizione.
Andrea Segre, documentarista e autore di alcuni lungometraggi, sceglie un doppio registro narrativo: quello del racconto di segmento di storia italiana (e non solo) degli anni ’70, non a caso inframmezzato da immagini televisive dell’epoca; e poi quello della vita privata di Berlinguer, con le sue abitudini (il latte, le sigarette, la ginnastica), il rapporto con la moglie e i quattro figli, le vacanze in Sardegna. Il risultato è un film onesto, dal ritmo misurato e senza eccessi di pathos. Elio Germano, neanche a dirlo, è formidabile nella sua interpretazione: per la postura, la prossemica, l’inflessione vocale. Non a caso premiato alla Festa del Cinema di Roma, pochi giorni fa.
Non è un capolavoro di film, ma il ritratto di una brava persona, avrebbe detto Giorgio Gaber. Bella scelta musicale di Iosonouncane.
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