E’ uscito un bell’articolo sul filosofo Walter Benjamin, sull’inserto ‘Il Venerdì’ de La Repubblica.

Ho studiato filosofia per troppo poco tempo, ma ricordo bene quando il nostro Professore ci chiese di indugiare sulla figura di quest’uomo di raro intelletto, che dovette barcamenarsi in un luogo ed in un tempo che furono l’inferno sulla terra dal 1939 al 1945: l’Europa della seconda guerra mondiale.

Ne fu schiacciato, al punto da togliersi la vita.

Mi ha molto colpito del bell’articolo di Giuseppe Marcenaro soprattutto una parte, che qui riporto:

L’esistenza di Benjamin fu una fuga senza fine nelle spire del Novecento, il secolo più drammatico della storia dell’umanità. Tecnologie e disperazioni diffuse. E lui, povera mosca prigioniera di un bicchiere rovesciato

Che immagine terribile ed azzeccata.

Mi ha fatto pensare a quanto si deve essere sentito scoraggiato, affranto per un popolo intero, per un continente, per una intera generazione perduta; la voce profetica ed inascoltata [quando mai i profeti furono ascoltati] di un uomo che cerca di rischiarare tenebre impossibili da fendere, mentre nessuno ascolta altro che il suono delle marce militari.

Il Venerdì

 

CC BY-NC-ND 4.0 Walter Benjamin: come una mosca in un bicchiere by Collateralmente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.