A Villerupt, Francia al confine con Belgio e Lussemburgo, vive Pierre (V. Lindon), cinquantenne vedovo, che fa l’operaio. Con lui ci sono i figli ventenni Louis (S. Crepon) e Fus (B. Voisin): il primo è portato per lo studio e vorrebbe iscriversi alla Sorbona, il secondo ha studiato da metalmeccanico e gioca a calcio. Progressivamente Fus si avvicinerà a gruppi di ultras ed estremisti di destra, rimanendone affascinato, coltivando a sua volta idee xenofobe e razziste. Sia Pierre che Louis, ognuno a suo modo, cercheranno di far cambiare idea a Fus o, quanto meno, di metterlo in guardia dai rischi che corre. La violenza esploderà inevitabile. Epilogo amarissimo.

Delphine e Muriel Coulin, sorelle registe e sceneggiatrici, firmano una pellicola forte, tratta dal romanzo “Quel che serve di notte”, di Laurent Petitmangin. Ne esce un ritratto di famiglia dove la tenerezza si mescola alla frustrazione, l’affetto alla rabbia, l’amore all’incomprensione. Singolare che siano state due donne a raccontare questa storia tutta al maschile, anche e soprattutto nei suoi risvolti tossici.

Vincent Lindon, premiato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2024, è una garanzia del cinema francese ormai e nel suo personaggio di padre smarrito mette tutta la sua forza nello sguardo spesso dolente. E’ un film che parla di politica, certo, come anche di incomunicabilità tra genitori e figli. Forse più semplicemente del tempo che stiamo vivendo.

Non perdetelo, merita.

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