Anatole “Zsa Zsa” Korda (B. Del Toro) è un magnate dai mille affari, che ha una figlia, Liesl (M. Threapleton), che non vede da molto tempo, la quale nel frattempo si è fatta suora. Korda vorrebbe lasciarle in eredità il controllo dei suoi affari, anche perchè si ritrova spesso in situazioni in cui rischia la pelle e i tentavi (vani) di ucciderlo si susseguono fin dall’inizio della narrazione. L’uomo convincerà la figlia a imbarcarsi in un picaresco viaggio, mosso dall’ambizione di un mastodontico progetto di investimenti, accompagnato anche dal surreale prof. Lund (M. Cera). Lungo la strada, tanti saranno gli incontri con personaggi improbabili, molte le insidie dietro l’angolo.

Wes Anderson (“Asteroid City”, “The french dispatch”, “L’isola dei cani”, solo per citare gli ultimi lavori) ci ha abituato ai suoi universi cinematografici particolari e anche qui non si smentisce. Il soggetto è scritto insieme a Roman Coppola, i colori e le immagini sono il trionfo dell’estetica e dell’arte, il cast è spettacolare come ogni regista sogna di dirigere. Però.

Però, ancora una volta, la storia ha una trama inconsistente, a tratti leziosa, in parte fine a sè stessa, pur nella ricchezza di invenzioni visive e nel tratteggio della galleria di personaggi. Come altri suoi colleghi, Anderson sembra compiaciuto del suo marchio di fabbrica, che alla lunga può suonare ripetitivo per alcuni, affascinante per tanti altri fan.

Ultimamente, per quanto mi riguarda, mi colloco tra i primi e quindi l’ho patito, forse perchè non mi ha fatto ridere, nè piangere, in generale mi ha poco coinvolto. Ma siccome non sono infallibile, potete concedergli un’occasione. Un suggerimento? Evitate il trailer, vi rovina una delle poche gag divertenti del film.

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