Justin Kemp (N. Hoult) è un giovane giornalista, la cui moglie è incinta in fase avanzata di gravidanza. Viene chiamato a far parte di una giuria, per un caso di presunto omicidio di una ragazza di nome Kendall, per cui il sospettato principale è il fidanzato James. Justin non vorrebbe prendere parte al processo, per restare vicino alla moglie nelle ultime settimane prima del parto, ma non può scegliere. Tuttavia, si rende subito conto che era presente nel bar in cui Kendall e James stavano bevendo, per poi cominciare a litigare pubblicamente, prima di separarsi in una notte di pioggia, proprio la sera in cui Kendall morì. Inoltre, Justin inizia a pensare di avere avuto una parte attiva nella vicenda, per un incidente con la sua auto, che ai tempi attribuì all’investimento di un cervo.

Inizia così un enorme travaglio interiore per Justin, combattuto se rivelare quel che sa, o tacere per evitare di finire nei guai. Le cose si complicano quando lui e gli altri 11 giurati si chiudono in una stanza per decidere il verdetto. Epilogo sospeso, ma che lascia intravedere l’esito.

Clint Eastwood, alla veneranda età di 94 anni, firma un solido dramma processuale, che non può non far pensare al capolavoro di Lumet “La parola ai giurati”, del 1957 (non a caso rifatto due volte, nel 1997 e nel 2007). Parla di sensi di colpa, giustizia, paura: pone tante domande e lascia molti dubbi. Da citare il bravo protagonista Nicolas Hoult, ma anche Toni Colette nella parte dell’avvocata della pubblica accusa e J. K. Simmons in un ruolo minore di un giurato.

Auguri al vecchio leone, Clint!

CC BY-NC-ND 4.0 Giurato numero 2 by Collateralmente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.