Alberta (L. Ranieri) e Gabriella (J. Trinca) gestiscono una sartoria con molte dipendenti, a Roma, alla fine degli anni ’70. La prima ha il piglio autoritario della padrona, l’altra un carattere più remissivo, ma entrambe trascinano il loro passato, fatto di sensi di colpa e ricordi dolorosi. Quando arriva Bianca Vega (V. Scalera), costumista premio Oscar e propone loro un lavoro sugli abiti di un nuovo film, non si può fuggire l’occasione di una simile commessa imperdibile. Cercando di soddisfare le aspettative, le storie delle varie sarte si incrociano e sovrappongono.
Ferzan Ozpetek, regista e sceneggiatore turco naturalizzato italiano, firma il suo quindicesimo film, forse uno dei più ambiziosi, con un ritratto corale ad alta intensità emotiva, che a volte scivola nel melodramma, con qualche sferzata ironica. Lo fa con un cast strabiliante, impossibile citare tutte le attrici (e stabilire la più brava), ma con una prevalenza femminile schiacciante, dove gli uomini sono una presenza residuale, o dolente nei ritratti dei più giovani. E’ una storia che parla di sensi colpa, violenza, solidarietà femminile, rabbia, frustrazione, lutto e sua elaborazione.
Qualche ridondanza, soprattutto nella parte finale, e un uso fondamentale, come spesso ci ha abituato Ozpetek, della colonna sonora, tra musiche e canzoni (italiane). Complessivamente due ore abbondanti che non pesano e si fanno guardare con piacere.
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