In una scuola elementare norvegese, una mamma viene convocata con una certa urgenza. La donna, Elisabeth, (R. Hansen) è la madre del piccolo Armand, che è sospettato di aver avuto dei comportamenti scorretti, al limite della molestia sessuale nonostante la giovanissima età, nei confronti dell’amichetto Jon. I genitori della presunta vittima, incontrano Elisabeth, cui sono legati anche da vincoli di parentela, alla presenza del preside e di altre due componenti della scuola. Ben presto la tensione sarà evidente, in particolare tra la mamma di Armand e quella di Jon, Sarah (E. Dorrit Petersen): la discussione finirà per travalicare il caso in questione, finendo per concentrarsi su Elisabeth, quasi ad accusarla di essere la causa dei comportamenti del figlio. Finale catartico e sospeso.

Halfdan Ullmann Tøndel scrive e dirige un dramma da camera, quasi esclusivamente girato in interni, con una tensione notevole. E’ il suo esordio nel lungometraggio, anche se la sua famiglia ha predecessori illustri, nel mondo del cinema: è nipote, infatti, di Liv Ullmann e di Ingmar Bergman, il più grande cineasta scandinavo del Novecento. Con questo film ha vinto la Camera d’or al Festival di Cannes 2024.

Difficile da classificare, “Armand” è una storia grottesca, con una dimensione allucinatoria e onirica importantissima, un cast molto azzeccato (ottima la prova di Renate Hansen), un prezioso utilizzo di musiche e fotografia. Affronta molti temi: l’invidia, il risentimento, il sospetto, la paura, la violenza nascosta dalla fragilità, il desiderio di manipolazione e supremazia, il senso di colpa.

Indubbiamente anomalo, merita assolutamente uno sguardo e l’impegno a tenere d’occhio Tøndel. Un buon 2025 di film e di visioni!

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