Colpisce sempre la violenza con cui il dramma spazza via la risata che accompagna la vita di un comico.

Robin Williams è morto, e la notizia mi ha addolorato ma non stupito. Non lo conoscevo, evidentemente, ma sin dagli albori della sua ricchissima carriera mi ha trasmesso l’idea di una persona profondamente, visceralmente infelice. Costretta a indossare una maschera e a interpretare un ruolo, quello del clown, anche fuori scena.

Ricordo che quando ero bambino guardavo le avventure di Mork e Mindy, e il monologo finale mi metteva addosso un non so che di triste.
Ha fatto tantissimi film [forse troppi] e tra quei tanti ci sono alcuni piccoli capolavori di cui in questi giorni parleranno in parecchi.
A me piace ricordarlo in un modo un po’ diverso, con un film che hanno visto in pochi ma che ne ha rivelato tutte le straordinarie doti. E’ ‘One Hour photo’, uno dei pochi [forse due] film in cui uno sceneggiatore ed un regista hanno permesso a Williams di lasciare in camerino il naso rosso e le scarpe troppo lunghe e di dispiegare il suo talento.
Che peccato.

CC BY-NC-ND 4.0 Nasi rossi, scarpe lunghe, giù il sipario e spazio al Dramma. by Collateralmente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.