Con colpevole ritardo, scrivo di Orazio Zacco.

Apprendo solo ora della sua morte, dopo averlo cercato su Facebook. L’ho cercato perché mi è venuto in mente dopo aver letto un brano delle ‘Memorie di Adriano’: si parlava di maestri, di precettori.

Orazio Zacco è stato per me un Maestro. Dopo la terrificante esperienza del liceo classico Valsalice ho trovato un professore che ha colto quel poco di me che c’era da cogliere, facendolo in qualche strano modo germogliare. Mi ha detto. “Se ti va di scrivere, scrivi, no?”.

Era un omone, amava il teatro, gli piaceva osservare il mondo, il vino, le donne.

Era questo qui

Disse di Lorenzo il Magnifico che era una sorta di Jovanotti dei tempi, e non sbagliava: quant’è bella giovinezza che si fugge…è una stronzata. Cioè, è mainstream, è pop. Non è letteratura. Amava la letteratura.

Nell’ultima, declinante e penosa fase della sua vita mi ha chiesto una mano, e non ho saputo dargliela. Avrei dovuto aver migliore attenzione per una persona speciale. Preso e perso nelle piccole e grandi puttanate che sono il condimento della vita, ho perso di vista una persona di cui avrei dovuto avere cura.

Mi ha chiesto aiuto. Non glielo ho dato. Mi dispiace, e chiedo scusa alla sua memoria: meritava miglior sorte. Era un uomo buono, di sopraffina intelligenza. Sapeva scrivere bene. Sapeva. Insegnava.

Avevi i jeans e le Clarks, la camicia spiegazzata e la barba lunga, e persino mio padre, quel fascista signorile, disse: “Beh, aspetto a parte, mi sembra bravo”.

Cazzo, se eri bravo. Mi hai insegnato tante cose e non posso ringraziarti se non qui, dove scrivo come mi hai detto tu di fare. Ogni tanto lo faccio anche se quel condimento di puttanate che è la vita me lo rende difficile.

Perdona, se puoi. Vorrei ci fosse un aldilà, mi piacerebbe davvero anche solo per pensarti dibattere con qualcuno, mi piacerebbe credere in un luogo in cui ascoltarti ancora. Sarebbe bello arrivare in un luogo, un posto qualunque, e vederti alzare gli occhi al cielo: “Ubezio, anche qui?”.

Per adesso solo qui. Ciao Orazio, perdona.

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