Da ragazzini pensare troppo al futuro è quasi una stortura, così come l’essere previdenti. Non ho fatto eccezione, se non per un aspetto legato a mio nonno: individuo singolare benché normalissimo, disarmante nel suo senso dell’umorismo che opponeva come arma contro una vita che con lui ha saputo essere molto dura. Da un certo giorno in poi [esattamente il 6 giugno del 1986] ho iniziato ad annotare quello che mi colpiva di un dialogo, un’espressione, un’idea che usciva da quella bella testa e prendeva corpo in una frase. Ne ho a centinaia, su diversi taccuini. Sono contento di averlo fatto.
Un paio di giorni fa c’è stata una polemica nella mia città a proposito delle ceneri funerarie che secondo l’arcivescovo non devono essere tenute in casa poichè ‘La morte non è una cosa privata’. Questo fatto mi ha riportato a un episodio descritto in uno dei taccuini alla voce ‘Dio’.
Mio nonno non era religioso ma andava in chiesa la domenica perché in caso contrario mia nonna non avrebbe cucinato. Ipocrita? Perché non sapete come cucinava mia nonna 😉
Una domenica, parlando di un parrocchiano suicida oggetto della predica domenicale, mio nonno disse che alla fine dei conti non capiva tutto quel clamore: l’uomo era molto malato, soffriva tremendamente, non aveva famiglia e aveva deciso così. Cosa c’era da esecrare?
“Il corpo non è tuo. E’ in prestito”, [nonna].
“Si vede che allora glielo voleva restituire. Lo capisco bene, il pover’uomo”
Di fronte a frasi del genere di solito mia nonna alzava gli occhi al cielo e finiva lì, ma quella volta il carico ce lo misi io.
“Ma allora scusa, quando ho mal di denti è colpa di Dio”
“Non si dice così, e comunque è colpa tua se non te li lavi bene, i denti”
“Io me li lavo bene e tre volte al giorno. Però mi fan male lo stesso. E’ colpa di Dio?”
Nonna guardò nonno come a dire: ‘Digli qualcosa e finiamola qui per l’amor del cielo’, e lui rispose: “Oh beh, se i denti son di Dio e il masnà [bambino, in dialetto piemontese] se ne prende cura ma gli fan male lo stesso..Non è che possa dargli proprio torto eh”.
Seguì discussione avente oggetto ‘sei più bambino tu di lui‘ e tutto finì lì, ma questa cosa mi ha fatto pensare fin quando non decisi definitivamente che è mio, il corpo. E la morte è Il Fatto Personale per eccellenza: che disponga di far mettere i miei resti in una tomba di famiglia al cimitero o che le mie ceneri vengano sparse vicino alla casa di Elvis, è affare mio.
Ma mio nonno non l’avrebbe mai detta così, perché gli piaceva sorridere, amava la cucina di mia nonna [nonchè mia nonna, immagino] e non gli piaceva parlare della morte se non per dire che era poca cosa:
“Dura un attimo, mentre la vita dura tutta una vita”.
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