Come sempre faccio il mio bilancio annuale, l’unico che secondo me ha senso di esistere: quello dei libri letti.
Quest’anno secondo aNobii sono stati 39 per un totale di 9725 pagine.

Prima di parlare dei singoli titoli, ci sono tre particolarità che vorrei mettere in premessa.
1) Questo è stato l’anno della pandemia che, tra le altre cose, ha comportato la chiusura dei teatri: niente più Teatro Regio quindi niente più libretti d’opera, a parte il Nabucco di inizio febbraio.
2) Un ringraziamento enorme va a tutte le case editrici che durante il lockdown hanno aperto il loro catalogo al pubblico con offerte e download gratuiti. Ne ho approfittato per leggere qualche fumetto, anche se continuo a non capire se mi piace come stile narrativo o no.
3) Dulcis in fundo, l’esperienza più preziosa: Donato Carrisi che per 44 giorni, alle 7 di sera ha scandito i giorni del lockdown leggendo un capitolo per volta de Il suggeritore. Ne è nata una community di fedeli seguaci, e tanti aneddoti e ricordi: il rintocco delle campane di sottofondo, il gatto Matisse, la conoscenza virtuale della compagna Sara, il giro della casa in cerca della connessione migliore, Longanesi che risponde in chat a noi lettori…

Rimango ancora su questo autore perché i suoi libri hanno aperto e chiuso il 2020: a gennaio La casa delle voci (leggermente sotto le aspettative, l’anno scorso ero andata alla presentazione al Circolo dei lettori e ne avevo parlato qui) e a dicembre Io sono l’abisso semplicemente magnetico.

Passando alle letture da ricordare, al primo posto c’è Si chiama Andrea di Gian Luca Favetto, che mi ha lasciato senza parole per descriverlo. Le sue pagine sono state una casa per me.
Subito dopo, Il Saggiatore mi ha regalato (letteralmente, vedi sopra al punto 2) due inaspettate sorprese: Joan Didion con L’anno del pensiero magico (delicato e intenso, che mi ha convinto senza nessun indugio a comprare anche Blue Nights) e Giuseppe Plazzi, neurologo, con I tre fratelli che non dormivano mai e altre storie di disturbi del sonno (di cui non parlo perché l’ho già recensito qui).
Ancora, voglio ricordare il bellissimo Broken music (e grazie @Pier per avermelo prestato!) che ho letto a Camogli tutti i giorni all’alba sentendo il rumore delle onde e inseguendo le note e le avventure del giovane Gordon Sumner, prima che diventasse Sting. E poi sì, finalmente ci sono arrivata anche io: Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood mi ha catturata nel suo mondo distopico, e, inutile dirlo, per non abbandonare troppo presto quell’atmosfera, mi sono guardata subito la serie (quando arrivano in Italia le prossime stagioni??) e ho letto I testamenti.

Di libri brutti per fortuna ne ho incontrato solo uno anche se mi dispiace sempre parlare di questa  categoria. Carne viva di Merritt Tierce è esagerato, ripetitivo, poco plausibile e non convincente. Brava Sara che non l’hai comprato cartaceo al Salone del Libro. (Ecco, tra l’altro, un anno senza i 5 giorni di Salone spero non si ripeta mai più).

Non ho particolari buoni propositi per il 2021; spero (come sempre) di non ricascare nel blocco del lettore, ma per ora i libri che mi attendono intonsi sul comodino sono molto allettanti quindi credo che per un po’ sarò al sicuro.

Buon anno di letture a tutti!

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