Il mondo sta cambiando, anzi sono alcuni esseri umani a farlo: si stanno trasformando in animali. Questa è la premessa della vicenda; ben lo sanno Francois (R. Duris) e suo figlio adolescente Emile (P. Kircher): la moglie dell’uomo, infatti, è una di quelle persone in questa fase di transizione e che viene curata e sorvegliata in un degli appositi centri. La situazione rischia di fuggire di mano facilmente: da un parte chi si sta trasformando in bestia non cambia solo nel corpo, ma anche negli istinti animaleschi che si acuiscono; dall’altra, chi è rimasto “normale” si sente in pericolo dalla presenza di queste creature, seppur un tempo umane, e quindi cerca ogni modo di ingabbiarle, con l’uso massiccio di forze dell’ordine ed esercito, oltre che di privati cittadini pronti a usare le armi. In tutto questo, Francois ed Emile sono alla ricerca della madre del ragazzo, che è scappata da un centro di “detenzione”.

Diciamolo subito: va riconosciuta a Thomas Cailley un bella dose di coraggio, oltre che di originalità. E’ un film che può spiazzare e, a tratti, essere un po’ disgustoso. Tuttavia, al di là del piano estetico, c’è di fondo un apparato allegorico importante: è una storia che parla di minoranze, paura del diverso, discriminazione, violenza, lotta per la sopravvivenza. Ed è anche, in controluce, la vicenda di un meraviglioso amore di un padre per un figlio.

Contributi tecnici di prim’ordine, da citare almeno la colonna sonora di Andrea Lazslo De Simone e la fotografia: entrambe premiate ai Cesar, gli Oscar del cinema francese, insieme ai costumi, gli effetti speciali e il sonoro. Bel contributo degli interpreti, da citare la prova di Paul Kircher nei panni del giovane Emile.

Anomalo e particolare, comunque da vedere!

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