Dio che palle, sempre la stessa storia.

Io amo Torino, da sempre: ho vissuto anche altrove e per parecchio tempo ma Torino è la cosa più vicina al concetto di ‘casa’. Gli ultimi 5 anni, posso dirlo senza troppi timori, sono stati un disastro: nel 2022 perdere 5 anni è come perderne 30. Le poche volte che ho avuto l’occasione per ritornare in questi ultimi anni mi hanno messo addosso una tristezza infinita.

Una città ferma, arenata in una palude, senza più mamma FIAT a fare da cappello [benchè logoro].

Pare però che qualcosa si muova, e tra ATP e Eurovision hai visto mai che qualcuno si accorge di Torino e almeno per qualche giorno smette di chiamarla ‘The small, pretty town near Milan”. Bene.

Il male arriva quando senti certi discorsi da bar, da farti strozzare col cornetto. I discorsi del Torinese blasè.

“Ah ma me di ‘sto Eurovision frega mica nulla…Ah ma guarda che arriva un sacco di gente ma è turismo d’le bale [delle balle, non in grado di generare ricadute economiche significative]…Ah ma guarda che si poteva organizzare meglio…Ah ma arriva un sacco di maraja [gentaglia]…Ah ma tutto ‘sto rumore…”

Funziona così, con alcuni Torinesi. Si lamentano che la città è ferma e si lamentano quando qualcosa si muove.

ragazzi, è una festa, c’è musica, la città è in vista.

Ce la vogliamo godere un po’ o dovete per forza, per religione, per genetica rompere le palle?

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