In una provincia imprecisata italiana, ma potrebbe essere nel centro Italia e sicuramente lontano da grandi centri urbani, un serial killer commette diversi omicidi. La firma è sempre la stessa: lascia un biglietto in cui descrive gli ultimi attimi di vita della vittima e fa considerazioni sulla morte. La polizia lo ha soprannominato Dostoevskij. A indagare su di lui Enzo Vitello (F. Timi), poliziotto problematico, con una dipendenza da farmaci, incline al cinismo, alla solitudine e all’alcool. Il suo capo Antonio (F. Vanni) gli affianca il giovane Fabio Bonocore (G. Montesi), ambizioso e sicuro di sè, e tra i due uomini è avversione a prima vista.

Intanto le ricerche dell’assassino proseguono, ma con difficoltà: il modus operandi degli omicidi varia, le vittime non hanno apparente legame tra loro. Per Enzo trovare Dostoevskij diventa un’ossessione, mentre sullo sfondo emerge a tratti il turbolento e drammatico rapporto con la giovane figlia Ambra (C. Gamba). La storia si snoda sul presente e sui fatti dei mesi precedenti, alternando un passo lento (la parte iniziale, su tutte) a momenti di tensione crescente.

I gemelli Fabio e Damiano D’Innocenzo (“La terra dell’abbastanza”, “Favolacce”, “Sudamerica”) firmano una miniserie con il consueto macabro stile: è una vicenda notturna, violenta, livida, disperata, come il suo protagonista antieroico, che Filippo Timi interpreta magistralmente, offrendo tutto sè stesso, in primis col corpo, alla telecamera. E’ la storia di una discesa agli inferi, in cui nessuno è innocente e tutti si faranno del male.

Presentato al Festival di Berlino, produce Sky (che lo manderà in onda prossimamente in 6 puntate), per adesso nelle sale cinematografiche, spezzato in due parti, per un totale di quasi 5 ore. Ai D’Innocenzo va riconosciuto del coraggio, soprattutto sovvertendo i canoni del genere (qualche eco lontano che ricorda il primo Dario Argento, “Un borghese piccolo piccolo” o “Seven” di Fincher) anche se è una visione che può profondamente disturbare. Al risultato finale contribuiscono il montaggio, la fotografia che esalta i momenti crepuscolari di albe e tramonti, l’inquietante commento musicale.

Se cercate una commedia, meglio lasciar perdere. Altrimenti, con uno stomaco forte, buona visione!

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