Minato è un ragazzino giapponese che vive con la madre Saori (S. Ando), dopo che il padre è morto. Quando Minato comincia a manifestare del disagio crescente, la madre sospetta che sia per colpa del troppo severo maestro Hori (E. Nagayama), il quale invece sostiene che il ragazzo si comporti da bullo con un suo compagno di classe. La reazione della dirigenza scolastica, intanto, appare inizialmente fredda e pronta a minimizzare. Progressivamente, osservando la vicenda da punti di vista differenti (la madre, il maestro, Minato stesso) intuiamo che la questione è molto più complessa di come potrebbe apparire in superficie.
Hirokazu Kore’eda (“Un affare di famiglia”, “Ritratto di famiglia con tempesta”) torna ad esplorare il campo che gli è più congeniale: le relazioni tra essere umani, fuori e dentro la dinamica famigliare. In questo caso c’è un racconto di amicizia, paura, senso di colpa, solidarietà, discriminazioni, pregiudizi, sentimenti difficili da riconoscere. Alla lontana potrebbe evocare lo splendido “Close” (ne scrissi qui) e “Il sospetto”, con Mads Mikkelsen.
Premiato al festival di Cannes 2023, per la migliore sceneggiatura. Musiche del compianto Ryūichi Sakamoto.
Delicato e insieme potente, un bel modo di tornare al cinema dopo la pausa estiva!
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