È da tempo che non scrivo più recensioni dei libri letti, ma il bilancio letterario non si salta! Quindi cominciamo.

Quest’anno aNobii mi dice che ho letto 36 libri per un totale di 8.257 pagine (circa).

Si inizia alla grande con Baricco, “Castelli di rabbia”, un racconto di treni, amori e progetti architettonici avanguardistici. Amo la scrittura di Baricco, molto più del personaggio Baricco, che però quest’anno ho apprezzato molto nei due podcast del Post “Wild Baricco” e “Live Baricco”, che consiglio vivamente.

Si continua con “L’educazione delle farfalle” e poi (a novembre) “La casa dei silenzi” di Donato Carrisi, altro mio idolo letterario: molto bello il primo, un po’ meno il secondo, ma la saga del dottor Gerber non mi ha mai appassionata molto.

Per studio/lavoro mi sono cimentata nella simulazione di un editing e correzione bozze di quattro libretti di cui tralascio i titoli, ma che uso per ringraziare Fregi e Majuscole per cui lavoro da tre anni: con loro faccio il lavoro più bello del mondo! Anche quando le consegne sono pazze (provate a leggere Missitalia di Claudia Durastanti in 22 ore nell’arco di due giorni, poi ditemi come ne uscite!).

Continuo l’anno e le associazioni con “Il corpo ricorda” di Lacy M. Johnson, e “Triste tigre” di Neige Sinno, due libri simili per la tematica (violenza di genere) e dall’impatto duro, che non fa sconti a nessuno; per la seconda volta mi trovo a regalare la copia del libro che ho letto, con sottolineature annesse, a una mia amica che sa capire e apprezzare questo genere.

Ho scoperto e recuperato una copia usata di “Gente del Wyoming” di E. Annie Proulx, da cui è tratto il film “I segreti di Brokeback Mountain” e, non c’è bisogno di dirlo, è stata una lettura commovente. Poi ho lavorato a “La superba” di Maria Novella Viganò e per la prima volta un romanzo ‘storico’ mi ha conquistata. Cito ancora “Suite francese” di Irène Némirovsky, due libri raccolti in un unico volume sulla vita durante la seconda guerra mondiale a Parigi e dintorni, con una scrittura dolce anche nei momenti più duri.

Intermezzo: il libro più pazzo, ma pazzo davvero, che si stenta a credere sia basato su fatti reali, è “Le lune prima dell’atterraggio” di Clemens J. Setz. Non fosse che dovevo correggerlo, l’avrei abbandonato al primo capitolo. L’ho già detto che è pazzo?

Veniamo ai libri deludenti: ancora per lavoro ho corretto la riedizione Bompiani di “L’educazione sentimentale” di Gustave Flaubert tradotto da Yasmina Melaouah di cui conservo gelosamente le parole quando ci siamo conosciute al Salone del Libro. Traduzione bellissima, ma, senza mezzi termini, la storia è noiosa, punto. Ho poi dovuto correggere anche “Flatlandia“, trauma liceale che avevo abbandonato dopo poco: confermo, non è assolutamente una storia per me! Ho lavorato a “Arte e Fascismo” di Vittorio Sgarbi, incommentabile, e “40 vite” di Enrico Ruggeri, un personaggio giusto un po’ pieno di sé. Ma vabè.

L’anno nuovo lo inizio con una lettura, aimè, non ancora conclusa: il mio primo Oliver Sacks, “Emicrania”, sperando di non augurarmene un numero spropositato nel 2025!

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