Sono sicura che mio nonno Attilio, se avesse potuto, avrebbe viaggiato. Se non avesse dovuto farsi ogni giorno quindici chilometri di strada a piedi per raggiungere la fabbrica, se non fosse nato in un mondo in cui ogni sera dovevi ringraziare per il poco che avevi, lui che era uno spirito indipendente e curioso, sono sicura che avrebbe visto il mondo“.

E’ così che inizia il blog di Veronica Balocco, giornalista e scrittrice, ma prima di tutto amica, da tanti anni. Le nostre rispettive carriere professionali si sono incrociate diverse volte, ma ciò che ci ha sempre reso affini è l’interpretazione della vita. E nemmeno in senso stretto, perché viviamo due mondi diversi: il suo legato alla montagna, alla ruralità, con forza e convinzione, tanto da tramutarlo in una condizione esistenziale. Il mio più cittadino, più superficialmente legato alle comodità, in fondo, più “comodo”. Ciò che ci accomuna, dunque, è qualcosa di molto più primordiale, che precede i rispettivi “mondi”, ed è la consapevolezza che la vita vada vissuta “fino in fondo” e che per farlo, talvolta, sia necessario lasciare indietro qualcosa. Io ho lasciato qualcosa per le due persone che amo più al mondo, lei per ciò in cui crede.

Vero racconta e si racconta attraverso un blog: “Con i momenti di presenza e quelli di assenza. Con l’estate fatta di racconti, l’autunno di silenzi e l’inverno pronto di nuovo a ispirare la mia penna. Questo è il blog che voglio”. Racconta dei viaggi, di persone, di luoghi. Racconta le sue esperienze. Da quasi un anno ha deciso di cambiare, di stravolgere tutto, ha preso quella decisione che chi non è animato dal sacro fuoco non comprenderebbe:  il lasciare per partire, il viaggiare per raccontare. E sta riuscendo tutto molto bene. Ed è tutto… vero fino in fondo (www.verofinoinfondo.it).

L’altra storia che voglio raccontare è di uno sconosciuto. Con le palle, anche lui. Nelle sue storie di viaggio mi ci sono imbattuto per caso, segnalate da un amico. Un viaggio al limite, pesante e possente, dall’oriente all’occidente, in bicicletta dalla Mongolia all’Italia. Attraversando mondi e poi ancora altri mondi, con il desiderio del viaggio che si mescola alla fame di cultura, e di culture. Edoardo Bernascone esce dagli stereotipi dei giovani d’oggi. Ora è arrivato in Iran, lungo quella via della seta che racchiude e racconta la storia dell’umanità. Edoardo viaggia con poco bagaglio e anche lui, senza filtri, racconta un’esperienza unica. La valigia se la riempirà di ricordi indelebili. Mi piace leggerlo, compatto, essenziale, perchè ho una consapevolezza: quella di avere parecchi anni più di lui e una valigia con molte meno esperienze. Anche lui è vero, ed è il filo rosso che lo accomuna a Veronica. E ha deciso di vivere intensamente gli anni che ci toccano su questo lembo di universo più del 99% di tutti noi.  E’ un’altra storia che va letta e raccontata, non lasciamoci ingannare, non ci sono soltanto giovani irrispettosi e disillusi. Non appiattiamoci sempre verso il basso. La speranza c’è, ed è ancora tanta. (https://www.sulfilodiseta.it)

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