Penso capiti a tutti di conservare nella mente il ricordo nitido di un evento marginale che chissà perchè è rimasto appiccicato, invece di scivolare via come tante altre cose. Parlo di quegli eventi che non viaggiano a braccetto con la storia, tipo ‘dov’ero l’11 settembre’. Frasi, espressioni, cose condivise con altre persone alle quali però quel particolare momento non è rimasto. Se n’è andato, e ce l’avete solo voi.
Io ne ho uno che riguarda l’asilo.
Ero nel refettorio, seduto insieme ad altri 5 bambini: tre da una parte del tavolo, tre dall’altra. Era giorno di pizza, c’era fermento: non so in quanti eravamo, ma certamente qualche centinaio perchè la scuola aveva asilo, elementari e medie e mangiavamo tutti alla stessa ora.
Arriva il vassoio con i tranci che vengono depositati nei piatti, ma c’è un problema: cinque pizze.
Noi siamo in sei.
Tutti e cinque guardiamo il senzapizza, il nostro sguardo sgomento va da lui al piatto vuoto. E l’inserviente era andata via, sparita, inghiottita dalle sue incombenze pizzesche.
Eravamo proprio piccoli, i più piccoli lì dentro.
Così, il bambino di fronte a me sporge un po’ la testa e aspetta che ripassi l’inserviente: quando passa stringe questo pugnetto e sbattendolo sul tavolo dice:
Io protesto.
Non è che lo urla, eh? Lo dice, e il piccolo pugno non fa alcuna differenza sonora all’interno di quella stanza riempita da centinaia di voci. Ricordo benissimo (ma così bene!) gli occhi della signora che si ferma, osserva la situazione e dice che spiace, spiace tanto ma la pizza è finita. E se ne va.
Noi ci guardiamo, ma non sappiamo che fare o dire. Protesta o no, in cinque abbiamo la pizza, e uno no: il problema non è risolto.
Così il bambino protestante prende un pezzo della sua e lo taglia; non a metà, ma solo un pezzo. Anche noi allora tagliamo un pezzo della nostra e lo diamo all’ultimo. I conti tornano, così come le proporzioni delle pizze.
Mangiamo, e fine della storia.
Io sono straconvinto che questa cosa me la ricordo solo io, ma sarebbe bello se tra le migliaia di miei lettori ci fosse qualcuno di quella tavolata.
Anni (tanti) dopo ho capito che la situazione ideale è avere in cucina tanti buoni cuochi che cucinano ottime pizze per tutti quanti. Ma se i cuochi sono pochi e poco abili, le cucine sporche e malfunzionanti, e le pizze si perdono per strada perchè qualcuno vuole mangiarne più degli altri, è bene sì levare il pugnetto ma soprattutto tagliare il pezzo di pizza per farne avere anche a chi è rimasto senza.
Guardate che lo so che questa cosa fa tanto Libro Cuore (libro per altro apprezzabilissimo), ma è una vita che ho questo ricordo dentro, e mi piace ricordarlo adesso che quel bambino che era di fronte a me ha visto crescere il suo piccolo pugno fino a fargli fare il rumore giusto su tanti tavoli (e in tantissime scuole!). Ha protestato facendosi guardare negli occhi, e ha tagliato un bel po’ di pizze per condividerle.
Così adesso che ha la possibilità di alzarsi e di andare a vedere cosa diavolo sta succedendo in cucina, mi sento di consegnargli questo ricordo come fosse una pacca sulla spalla e un augurio di buona sorte.
Piccoli pugni crescono (e pizza per tutti) by Collateralmente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
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