I fenomeni che oggi hanno l’appellativo di “virale” per me sono sempre stati fonte di interesse. La domanda è più o meno sempre la stessa: che cosa, di fatto, riunisce così tante persone intorno ad un evento, un personaggio, una ideologia (se qualcuna è sopravvissuta). Interesse che non discrimina molto sulla forma, mira piuttosto alla sostanza. Per cui, almeno dal mio punto di vista, sono meritevoli di attenzione i fenomeni più disparati, dal processo del momento, all’influencer che riempie gli stadi di persone osannanti.
In quest’ottica, ma anche in preda a una certa apatia, decido di dare un’occhiata alla serie Amazon Prime Video che racconta il personaggio di Gianluca Vacchi.
Introduzione piuttosto lunga, mi accorgo ora che sembra una giustificazione per aver deciso di perdere tempo dietro a una cosa di per sé largamente insignificante: pornografia della ricchezza, balletti intorno alla piscina in Smeralda, belle macchine e belle moto, i balletti con la servitù e amenità simili. Insomma, il vuoto pneumatico.
Vuoto attorno al quale, in ogni caso, si riuniscono decine di migliaia di persone. Cosa che ricorda pericolosamente il discorso delle mosche e dello sterco dal quale vengono attirate: sono miliardi, si sbagliano tutte? Per quel che mi riguarda, si; ma rimane il fatto che ognuno ha la libertà, sancita dal diritto naturale, di seguire qualsiasi sciocchezza che lo faccia star bene. Quindi, non farò certo il processo alle intenzioni di decine di migliaia di persone.
Una cosa però mi ha colpito, l’unica frase che ho sentito pronunciare dal novello vate social che non riguardasse il suo ego smisurato: ad un certo punto dice che il corpo nel quale viviamo è l’unica vera casa che abbiamo e nella quale siamo costretti a vivere, le altre possiamo scegliercele (e con patrimoni multimilionari, anche questa diventa una realtà indiscutibile). Poco prima, nel dire la sua età, 54 anni, antepone un “purtroppo” di troppo, se si apprezzano i giochi di parole: “Ho purtroppo 54 anni”. Il corpo invecchia, ma è, nelle sue parole, l’unica casa che possiede davvero e dalla quale non può fuggire, come tutti noi (in questo, i patrimoni multimilionari sono utili come le forchette nel brodo).
E lui cosa fa, allora? Stressa il suo corpo con una routine psicotica di esercizi e una disciplina che manco gli Shaolin, nel tentativo di esorcizzare la vecchiaia che arriva. Ma “purtroppo”, non funziona. È mille volte più in forma di me, suo (quasi) coetaneo, ma la freccia del tempo è scoccata tanto tempo fa e non sarà lui a fermarla.
Tutto l’allenamento, che diventa accanimento su questa unica casa che abbiamo, che significato può avere? Ovviamente molti significati, ognuno troverà quello che lo rappresenta meglio. A me rende evidente l’estrema infelicità di abitare nell’unica casa che gli è data e che odia, perché gli ricorda ad ogni respiro la totale mancanza di controllo che ha (e che abbiamo) della vita. L’allenamento, secondo lui salutare, è in realtà tossico come una droga (e pure meno divertente). Soldi a palate, ma incapacità dichiarata e non riconosciuta di accettare la propria finitezza. Sui social vuole convincere che si diverte un casino: a me sembra ci sia una grande tristezza e una grande angoscia.
È importante per me sottolineare che quanto sopra non vuole essere un j’accuse inquisitorio: è una persona che non accetta il suo corpo, non è da accusare ma da guardare con compassione. Oltretutto, siamo tutti insieme in questa grande avventura che ha una sola fine, per cui non avrebbe alcun senso puntare il dito.
Ciò che mi stupisce è l’esaltazione di tutto ciò, intendo quella di chi lo osanna: lui fa quel che può. Ma chi lo innalza a modello, se cerca un esorcismo per le medesime angosce, non si rende conto che in questo modo le alimenta anziché elaborarle?
Forse non abbiamo la forza di San Francesco, ma una via di mezzo la si potrà pur trovare.
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