Pubblichiamo un gran bel pezzo di Stefano Zummo, il fratello di Andrea [che sul blog scrive di cinema, come tutti ben sapete].
Stefano è in giro per il mondo a fare cose, incontrare persone, fare esperienze.
Ha scritto questa cosa e gliela pubblichiamo molto volentieri, perché è davvero molto bella.
Ormai è bassa stagione nell’isola in cui mi trovo. Pochi turisti si spingono fino alla spiaggia in cui “lavoro”. Le virgolette per molti motivi, tra cui il fatto che non sono pagato e l’ultimo cliente risale a quattro giorni fa. Mi sento a metà tra il Drogo de “Il Deserto dei Tartari” e il barista dell’Overlook Hotel.
Questo posto appartiene a un imprenditore cinese – come ahimè tanta terra in Cambogia – e la usano come base e dormitorio per gli operai. Devo camminare 20 minuti tra spiaggia e bosco per arrivare in paese e spesso gli unici incontri che faccio sono i cani. A volte girano in branco e possono sembrare pericolosi, ma non è così. Non sono randagi né di qualcuno, ma abitano l’isola al pari degli uomini, e come loro spesso manifestano inaspettata gentilezza, mentre altre volte sono solo indifferenti e annoiati, come gli abitanti umani che probabilmente si chiedono cosa ci vengono a fare da queste parti questi bizzarri europei con le loro bizzarre abitudini.
I primi giorni sull’isola li ho passati nel tipico pasto da viaggiatori un po’ hippy dove la gente alle 10 di mattina è già alle pezze. Una sorta di covo di fuggitivi. Tanti hanno voglia di raccontare: chi è stato lasciato dalla moglie dopo 15 anni di matrimonio, chi ha perso il passaporto anni fa e ormai vive sull’isola, depressi e finti entusiasti della vita, soggetti con vari disordini mentali ma tutti accomunati da un certo amore per la droga. Tanti parlano, pochi chiedono, pochissimi ascoltano; non ne sono capaci. Ma non gliene faccio una colpa, tutti sono generosi e amichevoli e dopo averti visto un paio di volte ti riconoscono come uno di loro – non sanno perchè ma lo sentono – e ti vogliono bene incondizionatamente. Ci vado ancora spesso la sera. La notte, quando rientro, la spiaggia è buia e una piccola luce è utile per evitare di calpestare i granchi. E con la luce si scovano i cani; abbaiano solo se sono lontani e non mi riconoscono, mai lo fanno da vicino! Spesso sono addormentati e si accorgono della mia presenza solo quando mi trovo a pochi passi da loro; si limitano ad osservarmi per tornare a fare nulla poco dopo. Quelli più attivi ogni tanto mi seguono; uno particolarmente zelante mi ha scortato fino a casa, una notte. Procedeva pochi passi davanti a me, a parte alcune volte dove si allontanava in esplorazione o per avvicinarsi ad altri cani per tranquillizzarli sulla mia presenza, dopodiché tornava silenzioso al suo ruolo di guida.
Una notte dopo il bagno in mare (qui di notte si vede il plancton fosforescente) ne trovo tre mezzo addormentati disposti in semicerchio intorno ai miei averi che avevo lasciato sulla sabbia prima di tuffarmi in acqua, come a fare la guardia delle mie cose. Forse si annoiano un po’ in questo periodo con così pochi turisti, ma di certo amano questo posto: giocano, corrono e a volte li trovi intenti a contemplare il mare.
Mi piace pensare che tra qualche giorno, quando tornerò sulla terraferma, mi accompagneranno, almeno un pezzo, fino alla barca. Ma non credo di essere diventato così importante per loro. Come le persone qua, sono gentili e accoglienti, ma spesso il loro interesse non va oltre una bonaria curiosità. Probabilmente si chiedono perché veniamo dall’altra parte del mondo per stare in un posto così. E forse nemmeno noi abbiamo la risposta.
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