In maniera del tutto arbitraria, provo a commentare due prodotti italiani, disponibili da qualche giorno, sulle piattaforme. Sono “Il Principe” (Netflix) e “Love club” (Prime Video). Dico subito che sono due produzioni molto differenti: la prima una docu-serie, in tre puntate, che racconta un fatto vero; la seconda è una storia di fiction in quattro puntate, che gira intorno all’universo Lgbtq+.
“Il Principe” è il racconto dei fatti del 18 agosto 1978, sull’Isola di Cavallo, al largo della Corsica. Vittorio Emanuele di Savoia, che da una vita frequenta quei luoghi con la famiglia, viene accusato di aver sparato con uno dei suoi fucili su una barca dove dormivano alcuni ragazzi italiani e di aver ferito Dirk Hamer, ragazzo tedesco di 19 anni. Hamer morirà 4 mesi dopo e il principe verrà processato solo nel 1990, venendo però condannato solo per porto abusivo d’arma. Anni dopo, intercettato nel carcere di Potenza (dove era finito perchè coinvolto nell’inchiesta “Vallettopoli”), ammetterà di essere stato assolto, anche se aveva torto marcio, insomma aveva sparato lui davvero.
“Love Club”, diviso in 4 espisodi da meno di trenta minuti, racconta storie dell’universo queer, che fanno capo alla discoteca che si chiama appunto, Love Club. Ci troviamo i temi dell’identità di genere, della violenza omofoba, del maschilismo che tratta le donne come oggetti, della difficoltà del coming out e dell’accettazione dei genitori, del mondo delle drag queen e tanto altro.
Ora, “Il Principe” è un lavoro di inchiesta ben studiato, con moltissime testimonianze (gli amici di Dirk, la sorella e il fratello), con l’intervista a Vittorio Emanuele di Savoia, suo figlio Emanuele Filiberto, la voce di Marina Doria, contributi di alcuni giornalisti come Gianni Barbacetto. Però fa anche salire una certa dose di rabbia, a riprova della famiglia reale da operetta che sono stati i Savoia, per usare ancora un eufemismo e non passare agli insulti. E a conferma che se sei ricco e potente è più facile (non matematico, ma comunque più facile), influenzare la giustizia.
“Love Club” è stata un po’ deludente, invece: si ha la sensazione che sia stata un’operazione frettolosa, in cui ci sono tanti temi, ma sviluppati poco, quando invece si poteva approfondire di più e meglio. Peccato, visto che di serie italiane che raccontano quella dimensione, finora si è visto poco.
Con queste premesse, fate voi le valutazioni, se vederle o no.
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