Siamo in Italia, in un anno non ben specificato dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre che aprono una ‘stagione’ con quelli di Utøya, Boston (quello della maratona), Parigi (Charlie Hebdo, di cui ieri è caduto il settimo anniversario), Londra. E molti altri. Sì perché “era il 23 giugno 2017, quando la precisione millesimale delle bombe fece esplodere, in sessanta secondi di tweet increduli, sette capitali europee.” Lisbona, Roma Madrid, Mosca, Londra, Parigi, Berlino.

Vi suonano nuovi? È giusto così, perché qui, dopo poche pagine dall’inizio, si incardina la storia di invenzione scritta da Alessandro Busi. In un contesto reale di attentati terroristici sparsi in giro per il mondo, nasce una storia diversa e temuta dalle persone reali che vivono nel mondo reale. Quella di un’Europa di conflitti armati, tensioni internazionali e giornaliere conte dei morti.

L’Italia è sull’orlo di una guerra e tutti cercano di mettersi in salvo emigrando in Paesi più sicuri. Luca, il protagonista trentenne del romanzo, ha fatto della angoscia delle stragi il suo pane quotidiano: “La bomba ci rende l’umanità che l’abitudine ci toglie” arriva a dire. Vede possibili kamikaze in chiunque, aspetta il prossimo attentato quasi con trepidazione perché almeno in quel caso la sua vita avrebbe una scossa, una vicenda da seguire morbosamente, anche se con un’irreale consuetudine.

I suoi genitori sono partiti per l’Australia (a loro rinfaccia di averlo ‘abbandonato’, pur essendo ormai una persona autonoma e abbastanza grande per fare delle scelte personali), la fidanzata Arianna l’ha lasciato, gli amici non compaiono. Cosa fare, dunque? Partire.

La meta sono gli Stati Uniti (New York per la precisione) che, per assurdo dopo l’11 settembre, sono diventati la nazione che può ancora permettersi di promettere pace e opportunità. La partenza è costellata da posti di blocco della polizia e migranti come lui che cercano di aggiudicarsi un posto sui voli in partenza. Sembra la parte più difficile del viaggio, l’ultimo scoglio prima di un normale volo intercontinentale, ma non è che il preambolo di una serie di problemi, paure e imprevisti, ben più complicati e tormentati di quanto Luca avesse immaginato.

Difficile parlare di questo libro senza incappare nei temuti spoiler. Basti pensare che qui ho accennato solo alle prime 52 pagine di 288. Un dettaglio in più, un personaggio, uno sviluppo della trama svelerebbe troppo. Eppure Busi riesce fino alla fine a non farti capire dove vuole arrivare, quale sarà la prossima mossa, se la fine coincide con quello che faticosamente si può costruire e immaginare durante la lettura.

Così come la vita di Luca è imprevedibile a causa di un mondo che non ha più regole, allo stesso modo il lettore non può prevedere gli sviluppi delle pagine che scorrono una dopo l’altra. “Fino all’inizio” mi è stato regalato, non sapevo niente dell’autore, della trama o della casa editrice (Piè di mosca), ma, complice il titolo, si è rivelata la lettura giusta con cui iniziare questo 2022.

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