Il tempo, un mistero difficile.
22 anni fa te ne andavi, Mà, e molti dei sedimenti che si sono accumulati sulle mie spalle in questi anni sono andati a formare il più classico e banale e scontato dei filtri. Quello che fa dire alle persone: “Ci vuole tempo, il tempo guarirà le ferite, il dolore si attenuerà”.
Di solito lo dicono allargando lievemente le braccia. Senza guardarti bene negli occhi ma fissando un punto diverso: il mento, la fronte. Hanno ragione, naturalmente, almeno in qualche modo.
È un dispiacere, un amaro in bocca costante, Mà, perché davvero te ne sei andata troppo presto, o forse sono io che sono arrivato tardi. Mi sarebbe piaciuto farti vedere come parlo in radio, mi sarebbe piaciuto parlarti dell’agenzia che ho costruito, delle cose che sono riuscito a ‘portare a casa’.
Tua nipote va per i 21: sarebbe stato così bello vedervi insieme.
Beh, comunque sia sono 22 anni da quell’ultimo, faticoso respiro che ti ho visto fare.
22 anni o 5 minuti, è la stessa cosa.
Ciao.
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