Mio nonno era una persona allegra, sempre; con lui la vita non è stata proprio gentilissima, ma pareva non gli importasse molto. Credo avesse un segreto allegro, dentro.
L’ho visto arrabbiato una sola volta, quando ero piccolo; lo ricordo qui per onorare in un piccolo modo la Giornata della Memoria; eravamo a cena e in tv parlavano di Auschwitz. Mia nonna disse: “E mamma mia, ne abbiamo già viste..”. Scattò qualcosa. Le chiese cosa avesse visto, e insistette finché lei rispose “Ma sì, dico per dire: nel senso che c’eravamo in quel periodo”.
“Tu eri nel periodo, io passavo tutti i giorni in stazione. E li ho visti, quei vagoni.”
Mia nonna disse qualcosa del tipo: “Non potevamo fare niente”.
Oltre ad essere allegro, mio nonno era anche persona assai pacifica; per quello vedergli sbattere il telecomando a terra, alzarsi da tavola e andare in camera da letto per me fu una specie di trauma.
Così oggi mi immagino un uomo tranquillo con il suo cappello [lo ricordo sempre con il suo cappello] mentre passa in stazione per recarsi al lavoro, e nel vedere il male che con le sembianze di un treno sprofonda nella Storia ne rimane contaminato, come noi tutti.
P.S. Grazie, Torino, per quel vagone in Piazza Castello. Sei una città speciale. Sei la mia città.
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