Ultimamente ho ripreso a leggere molto, ed è una fortuna; ho passato un bel po’ di tempo a non riuscirci più. Netflix, pigrizia, lockdown, metteteci un po’ tutto e niente, quello che avrebbe potuto essere un ottimo periodo per seppellirmi nei libri non lo è stato.

Mi informo tramite Il Post e Internazionale, e ascolto un sacco di podcast [Vi segnalo The Essential di Will Media, tra gli altri: bello]. Molto di quel che leggo è in formato digitale, un po’ per comodità e un po’ per via della carta, degli alberi abbattuti eccetera.

Quando acquisto qualcosa di cartaceo lo faccio perché mi piace conservarlo da qualche parte e ogni tanto ridargli un’occhiata. L’occhiata è una bella esperienza se quel che guardi è bello. Se no, no.

Tutto questo per dire che quando ho preso in mano il primo numero cartaceo della rivista TPI [The Post Internazionale] mi sono immediatamente reso conto di aver buttato euro 3. Non me ne vogliano i giornalisti [che poi anche se me ne vorranno pazienza eh], ma un giornale del genere nel 2021 proprio non ha senso.

Carta? Terribile. Grafica? impossibile. Leggibilità? No dai…

Quelli che leggono e hanno qualche primavera sulle spalle si ricorderanno certamente di un settimanale chiamato Stop: io lo sbirciavo di sottecchi da ragazzino [ino ino] mentre mio padre comprava La Stampa: ogni tanto si vedeva qualche tetta e allora sapete com’è, non essendoci Internet…

Ecco, TPI è una roba così [come veste, eh!]

Ora, se l’obiezione è ‘l’importante è il contenuto’ la risposta è NO. Non quando usi della carta, non quando devi attrarre lettori anche con una veste grafica al passo con tempi come quelli in cui l’omologazione di Facebook e dei social in genere è il canone de facto per quel che riguarda l’occhio.

No, non va bene. Al punto che leggendo gli articoli mi sono reso conto del fastidio tattile e visivo. La domanda è: perché? Perché così poca cura, così poca qualità, così poco studio?

Stop ha fatto epoca perché [dal 1946!] puntava su contenuti da scandalo, da un settimanale di informazione nel 2021 mi aspetto altro.

Non è lecito aspettarsi altro?

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