Vice ha un modo di fare informazione che non ho ancora ben capito.
Meglio: non ho ancora capito se mi piace o no; lo vedo come un sito che viaggia su un crinale: da una parte c’è il trash [ma non proprio quel trash], dall’altro l’approfondimento di fatti decisamente inconsueti, interessanti.
Non lo so se mi piace, ma è tra i miei preferiti nella cartella news del browser.
Ieri ho letto un articolo su una questione che mi appassiona, ovvero la fotografia, ma non nel senso classico. Parla di un signore, tale Jason Lazarus e del suo progetto chiamato ‘Too hard to keep’;  in pratica Jason ha chiesto alla gente di mandargli le foto che per svariati motivi non riusciva più a guardare.
Mi ha colpito, e anche qui non so perché; è una gallery che ha due valenze: la prima è nulla, piatta. Sono foto di estranei, nella maggior parte dei casi mal composte, che ritraggono cose sconosciute. Però chi le guarda sa che questi scatti hanno subito una trasformazione, sono cambiati come il giorno cambia nella notte. E’ questa la seconda valenza.

Ieri ho fatto una foto a qualcosa che mi rendeva felice.
Oggi non riesco a guardarla perché solo a pensarci mi fa male.

Sono cambiati gli scatti? No, è cambiata la percezione che chi li ha fatti ha di essi. Quindi in qualche misura [per altro non misurabile] sono anche cambiati gli scatti, no?
Ne ho guardate tante, nessuna mi diceva nulla a una prima occhiata. Poi qualcosa è cambiato, ma non saprei dire cosa.
Lo so è un post un po’ indeciso. Ma questo è.
Buona visione.

CC BY-NC-ND 4.0 Too hard to keep: dove vanno le foto che non riusciamo più a guardare by Collateralmente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.