In un incrocio di una città italiana (ma potrebbe essere ovunque, la cosa è irrilevante), c’è un bar chiamato “The place”: in un angolo della sala, seduto a un tavolo c’è un uomo senza nome (Valerio Mastandrea), che riceve visite di persone. Tutti hanno qualcosa da chiedergli, qualcosa di molto importante e lui è in grado di soddisfare le loro richieste, anche le più astruse, offrendo un patto: dovranno fare qualcosa in cambio, non importa se illegale o pericoloso, e ovviamente possono rifiutarsi o stralciare l’accordo. Perchè tutto ha un prezzo e forse tutti. Così vediamo sfilare un donna anziana (G. Lazzarini) che ha un marito malato di Alzheimer, un poliziotto (M. Giallini) che vuole recuperare il bottino di una rapina e trovare il ladro, un ragazzo cieco (A. Borghi), una suora (A. Rohrwacher) che ha perso la fede, un uomo (V. Marchiori) che ha il figlioletto malato, un meccanico (R. Papaleo) che vuole passare una notte con una modella da calendario e altri ancora. Le vicende di alcuni di loro si incroceranno, nei racconti dei protagonisti all’uomo senza nome, che annota tutto scrupolosamente sul suo quaderno, perchè gli “interessano i dettagli”. E’ il diavolo?

Paolo Genovese, dopo l’exploit di “Perfetti sconosciuti”, firma la regia e il soggetto di un film curioso e intrigante. Apologo sul desiderio e la disperazione, che ci rende capaci di tutto, può essere letta come una rivisitazione di un tema classico: basti pensare al “Faust” o a un romanzo come “Cose preziose” di S. King. L’azione si svolge tutta nello stesso ambiente, il bar, frammentata nei singoli colloqui, con attori bravissimi e un’ottima colonna sonora.

Non si ride, ma c’è molto da immedesimarsi nei dilemmi morali dei protagonisti, oltre che di fronte al misterioso personaggio di Mastandrea, molto pacato e poco luciferino.

Una bella sorpresa, andatelo a vedere!

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