E’ andata via, a poco a poco, così.
Non saprei come altro descrivere la sensazione che mi ha colto ieri sera, dopo aver letto l’sms di un amico che mi diceva “Mi state piacendo”. Non capivo a cosa si riferisse, ho pensato potesse avere sbagliato destinatario, così ho risposto con i classici tre ‘?’.
E’ venuto fuori che si riferiva alla partita di Champions League: Milan contro Bate Borisov (altri tre ‘?’ ci starebbero bene…). Ho scritto un ‘Uh, è vero…”, e poi ci ho messo su un po’ di testa, per capire cosa era successo alla mia passionaccia per il calcio che per l’appunto se ne è andata via.
Sono diventato tifoso del Milan grazie a mio papà, che mi ha indottrinato a colpi di Gren, Nordahl e Liedholm, il trio svedese delle meraviglie che lui andava a vedere quando era piccolo.
Nel 1981 il primo abbonamento e la prima partita a San Siro: Milan Fiorentina, 0 a 0. Quell’anno lo scudo lo vinse la Juve, e noi retrocedemmo.
Però com’era verde quel campo…Un verde così non lo avrei mai più rivisto. Il primo verde, un po’ tipo il primo amore. Forse la stessa cosa. E poi quanta gente, e che parolacce dalla curva!
Serie B oppure no, io e il mio papà partivamo da Torino una domenica sì e una no per vedere giocare partite insulse da quattro scarponi, tra cui spiccavano grottescamente geni del calcio tipo Ray Wilkins
e bidoni allucinanti, tipo tal Luther Loide Blissett: eufemistico chiamarlo bidone, in effetti. Mio padre non ha mai avuto l’abitudine alla bestemmia, ma guardare giocare Blissett e bestemmiare erano un atto pressochè unico. Quasi doveroso.
Tutto questo per dire che non ero un tifoso tiepido, uno di quelli che “Han giocato? Com’è andata? Bella partita?”.
Io pativo le pene dell’inferno a vedere Wilkins che faceva cross millimetrici da trenta metri per quel fottuto Blissett che non li avrebbe presi mai. Ma proprio mai, cazzo! E poi a quei tempi i Milanisti a Torino erano merce rara, posizionata in riserve stile Sioux e dileggiati al grido di “Bilan, Bilan!” dai gobbi che a quell’epoca stravincevano tutto con Platini.
Oh, sia chiaro: poi mi sono rifatto ampiamente! Gullit, Van Basten, eccetera eccetera…Ho goduto assai, e ho visto le partite più belle della mia vita, vincendo con loro palate di scudetti e di Coppe dei Campioni.
Così avanti per un pezzo, fino a quando… Fino a che qualcosa evidentemente ha iniziato a scivolare via, chissà perchè, chissà come. E ieri mi sono accorto che no, non sapevo che si giocasse in Champions, e sai che c’è? Non me ne importava un granchè. Ho visto stamattina che abbiamo (hanno) vinto 2 a 0 e che siamo (sono) primi nel girone. Beh, buono.
Sarebbe diverso se avessi un figlio invece che una figlia? Forse sì, chissà. Di certo non è una cosa dovuta alla proprietà della squadra: sarebbe di un’ipocrisia criminale dire che preferivo vedere giocare Blissett quando il presidente era Farina piuttosto che aver visto le magie di Rijkaard quando il presidente era Berlusconi.
Le cose stanno così.
Magari mi riprenderà la passionaccia, un giorno, e non sto certo dicendo che non guarderò più una psrtita, ci mancherebbe.
E se fosse che non siamo noi che ci portiamo dietro o dentro i ricordi? Forse ricordare è come lasciare dei pezzi di noi che rimangono in quei luoghi per cui vale la pena dire: “Eh, se mi ricordo!”. Possibile che ci sia un pezzettino di me ancora a San Siro, mentre guarda con occhi sgranati quel colore impossibile da descrivere?
Che ce l’abbia dentro o che sia ancora là a guardarlo, quel verde lì a me basta.
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