Tratto dall’omonimo romanzo di Alasdair Gray. Nella Londra di metà Ottocento vive Bella (E. Stone), di cui non si conosce bene il passato, ma che è frutto di un macabro esperimento scientifico di Godwin Baxter (W. Defoe): la ragazza all’inizio ha un cervello da bambina, in un corpo ormai adulto. Col passare del tempo, i suoi progressi sono sbalorditivi, annotati con precisione dall’assistente di Baxter, il giovane dottor Max MacCandles (R. Youssef).

Impossibile da “incatenare”, Bella parte per un viaggio con Duncan Wedderburn (M. Ruffalo), donnaiolo, con il vizio per il gioco e per l’alcool, che tra le altre cose la inizia ai piaceri del sesso. Insieme viaggeranno, prima a Lisbona, poi in crociera nel Mediterraneo, toccando Alessandria d’Egitto e Marsiglia: nella città francese si separano, con il loro legame andato a pezzi. Bella, ormai osserva le miserie del mondo ed accetta le sue contraddizioni: è una donna adulta, che sa leggere la realtà, seppur per nulla idilliaca.

Non dirò cosa finirà a fare a Parigi, nè il motivo del suo ritorno a Londra o il finale al veleno, ma se avete visto qualcosa di Yorgos Lanthimos saprete quanto ami la dimensione del grottesco, il pedale del surreale, una certa piega sadica dei suoi racconti. In questo caso è tutto vero, ma c’è in più una dimensione figurativa abbagliante, dove l’estetica in certi passaggi è forse più importante della storia. In mezzo c’è una vicenda che si presta a molte metafore, anche se personalmente ho trovato gratuite le polemiche di un certo mondo femminista lette in rete (facili da reperire, se vi interessano). Forse nella parte parigina si perde in qualche passaggio, ma il fascino complessivo è indubbio.

Grande il cast, in cui spicca la prova di Emma Stone, in odore di un secondo Oscar. Leone d’oro a Venezia e 11 nominations al premio più prestigioso di Hollywood, potrebbe sbancare come rimanere a bocca asciutta. Del resto, con “La favorita”, Lanthimos raccolse 10 candidature e alla fine solo un premio, per la migliore attrice.

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