Vita di J. R. Oppenheimer (C. Murphy) dagli esordi di studente nel 1926 fino a un epilogo nel 1954. In mezzo c’è, soprattutto, la direzione del Progetto Manhattan, affidatagli nel 1942 dal generale Groves (M. Damon): una piccola città costruita nella località desertica di Los Alamos, per accogliere fisici (e le loro famiglie) da mezzo mondo e progettare la bomba atomica, in piena Seconda Guerra Mondiale. Storia vera di una corsa per fare più in fretta dei tedeschi prima e, finita la guerra, dei sovietici, quanto meno nell’evoluzione della ricerca e dell’applicazione della fisica quantistica alla produzione bellica. Come sia finita è noto, basta citare solo due nomi: Hiroshima e Nagasaki. Quel che meno si conosce è come Oppenheimer finisca, nel dopoguerra, sotto la lente dell’Fbi e del Governo, un po’ per le simpatie di sinistra dei suoi anni giovanili, un po’ perchè la furia del Maccartismo e la sua caccia alle streghe contro i comunisti tutto e tutti travolse in quegli anni. Ad accanirsi contro Oppenheimer c’è soprattutto Lewis Strauss (R. Downey jr.).
Cristopher Nolan, che ormai non ha bisogno di presentazioni, racconta una pagina di storia (americana) alla sua maniera: tre ore di narrazione dove l’impatto visivo e acustico sono incredibili, il film è girato in pellicola Imax 70mm, ma – ahinoi! – in Italia non è possibile vederlo in questo formato. Al di là di questo, resta la sua ossessione per le sconnessioni temporali, cui si aggiungono dei tratti onirici e allucinatori, con un uso maestoso della colonna sonora. Il racconto a colori è il punto di vista del protagonista, quello in bianco e nero, a detta dello stesso Nolan, è una narrazione più oggettiva: fotografia, in ogni caso, splendida.
Il cast è stellare e a parte i sopra citati, vanno almeno menzionati, anche solo in piccoli ruoli, Josh Hartnett, Gary Oldman, Casey Affleck, Tom Conti, Rami Malek, Mattew Modine, Emily Blunt e tanti altri. E’ il ritratto di un fisico geniale, ma non un santino: mostra Oppenheimer coi suoi dubbi, le sue fragilità, le sue contraddizioni, una certa dose di egocentrismo e anche ingenuità, in quello che probabilmente è uno dei ruoli della vita per Cillian Murphy. Impossibile riassumere la complessità del film, forse impossibile pure capirlo completamente per chi non conosce molto bene le vicende di quegli anni.
Probabilmente va rivisto, anche più di una volta per apprezzarlo fino in fondo. Buone visioni!
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