Il passato mi ha di nuovo strizzato il suo occhio falso, usando la pubblicità di un prodotto che viene fatto ‘come una volta’; così mi è venuto in mente un discorso di mio nonno a proposito della nostalgia e dei nostalgici a tutti i costi. Tornato a casa e acchiappato il quaderno in cui mi sono annotato con un certo rigore alcune sue frasi, pensieri e discorsi, ho trovato in poco tempo quello che cercavo.
Il richiamo alla genuinità dei prodotti che si facevano ‘come una volta’ è iniziato come claim pubblicitario massivo intorno alla metà degli anni 80; mia nonna cascò [volontariamente] in quella visione/proposta mani e piedi, ed iniziò ad ammorbare mio nonno intaccando goccia a goccia la sua proverbiale mitezza.
Così, una sera, all’ennesimo “Stasera ho cucinato questo che dicono sia fatto come una volta” mio nonno sbottò.
Ne venne fuori lo sfogo di un uomo che vedeva il futuro come promessa e non già come minaccia ed il passato come un luogo di ombre e freddo.
“Una volta quando? Come nel ’44 quando correvamo di notte nei sotterranei? O come quando non c’era la penicillina? Come quando tua madre lavava al freddo nella roggia perché le lavatrici le dovevano ancora inventare? O come quando tuo fratello dovette andare a San Francisco a 10 anni, da solo, con una valigia e la speranza come unica cosa da mangiare?”.
Ero spesso a cena da loro, vedevo quel loro modo di stare insieme come Il Modo di stare insieme, e quello sfogo non fu il prologo a un litigio; dipende dai nostri passati, dalle nostre storie dare un valore buono o meno buono al passato. Rimane solo l’urticante messaggio pubblicitario che ammicca a un modo di fare e di essere che non esiste più, seppur evocato in troppi modi e momenti; lo sfogo di mio nonno era indirizzato a tutti questi ‘vecchi’ che ripetono ossessivamente che ieri era meglio di un oggi che sarà comunque immancabilmente meglio di domani.
E’ uno sfogo che faccio mio: ho un computer per scrivere le mie cose e un wi fi attraverso cui farle leggere a chi vuole. Tenetevi i piccioni viaggiatori, le telescriventi, il telegrafo e scrivete la frase che disse mio nonno a chiusura del ragionamento e che mi sono segnato e sottolineato:
Nella migliore delle ipotesi le cose di una volta sono diventate antiche. Nella peggiore, che è la più comune, sono diventate vecchie. Il passato è un robivecchi polveroso che puzza di chiuso
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