
Non voglio essere banale né frainteso, ma oggi provo molta nostalgia; per farla breve il motivo è che mia figlia è partita per andare a studiare in un’altra città, il che è una cosa bellissima per non dire meravigliosa.
Questo è il prologo, ma c’è dell’altro. L’altro sono io che cerco di non cadere nella voragine dei pensieri dannosi o, per l’appunto, banali.
I ricordi, come sempre, no? Quando ti ho tenuta la prima volta in braccio. Il primo giorno di asilo. Il braccino rotto per la caduta dall’albero. Spongebob alla tv. Il primo giorno di liceo. I 18 anni. I fidanzati. La laurea.
Sono pensieri dannosi? In fin dei conti non credo. Penso invece di avere diritto a questa ambivalenza: essere felice [felice, seriamente] per questa scelta, per un passaggio bello, per un percorso che sarà pieno di ricchezze, di esperienza nuove, di nuovi incontri.
Felice, sì. E nostalgico.
Permettetemelo, solo per poco: lo so perfettamente che sono solo pochissime ore di treno per incontrarci di nuovo [a furia di sentirla questa frase…Uff], ma non è la stessa cosa. Non lo è, e basta.
Sono sempre stato a favore dei cambiamenti, del progresso, di quella spinta ad andare avanti: sono un entusiasta che sconfina nell’ingenuità in certi casi.
Oggi però, permettetemi il diritto alla nostalgia.
E buon viaggio, Carlotta; sei stata brava: corri, ridi, bevi, sospira, ama e non odiare nessuno perché perderesti tempo, [studia]: se ti volti indietro ci trovi qui.
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