Inizia vagamente a rinfrescare, e l’idea di mettersi davanti al computer non è più così delirante. Zummone è partito ieri per i paesi baltici e ci ha proposto un mini diario di viaggio in perfetto stile turista per caso.

Perché no?

Eccolo qui, a puntate e man mano che manda cose.


Vilnius

Vilnius

A Vilnius, la capitale della Lituania (con Lettonia ed Estonia le cosiddette repubbliche baltiche, un trittico inscindibile nella memoria della geografia scolastica, quasi quanto il tridente della Mesopotamia: Sumeri-Assiri-Babilonesi).

Ad accogliere, vicino alla stazione dei treni e dei bus, un murale che ritrae un sorridente Einstein, versione un po’ hipster, un po’ rapper, con un tatuaggio inequivocabile in alto sul braccio.

La Cattedrale è in una piazza smisurata: tutto dà l’idea di maestoso nelle dimensioni, ma anche di non troppo antico. Infatti l’edificio è della fine del 1700.

La torre di Gedeminas è quel che resta del Castello costruito nel 1400. Posta sulla collina alle spalle della Cattedrale e si raggiunge con una breve scarpinata, anche perché della tanto sventolata funicolare non v’è traccia di funzionamento…


Il Museum of Occupations and Freedom Fights racconta 50 anni di occupazione sovietica della Lituania, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, fino all’inizio degli anni 90. In questo edificio furono rinchiusi, torturati e uccisi oppositori politici, dissidenti, intellettuali, tutti coloro che furono considerati nemici del regime.

Oggi è un museo e un memoriale, che permette di visitare le celle e le camere di isolamento, ma anche di apprendere molte informazioni (anche attraverso un’esposizione artistica) su una pagina della tragedia comunista del Novecento, non solo della storia Lituana.


Indubbiamente, la storia della Lituania ci racconta secoli di occupazioni, invasioni, spartizioni del territorio, soprattutto da parte dei russi e dei polacchi. Un episodio che non conoscevo, è la Via o la Catena Baltica, avvenuta il 23 agosto del 1989 (50 anni dopo il patto tra Germania nazista e Unione Sovietica. Circa 2 milioni di persone si presero per mano, da Vilnius, passando per Riga e fino a Tallin, collegando le tre capitali e manifestando pacificamente contro il regime di Mosca, che ormai stava scricchiolando. L’evento ebbe grande risalto mediatico, contribuendo ad accelerare il processo inevitabile che avrebbe portato alla disgregazione dell’Urss, proprio a partire dai paesi baltici.


La “Repubblica di Uzupis” è nata ufficialmente nel 1998 e sorge nel cuore di Vilnius, oltre il fiume Vilnia, a due passi dalla città vecchia. Ha un presidente, un inno e una costituzione di 41 articoli; ha anche un simbolo, l’angelo di Uzupis, così dice la Lonely Planet.
È un posto curioso, anticonformista, pieno di locali per bere e luoghi per tatuarsi, raccoglie laboratori artistici e scorci curiosi, per chi ama il buddismo e sente nostalgia del Ponte Milvio, senza scomodare peró i romanzi di Moccia; chissà se vogliono davvero la secessione, ma da noi in Italia hanno urlato alla Padania per anni e non è successo nulla, alla fine…


Riga

Riga ha quasi 200mila abitanti in più di Vilnius e si vede subito: dal traffico, dalla grandezza delle strade, dal numero di persone nelle strade, non solo turisti. Magari è solo un’impressione, ma sembra meno provinciale (senza fare classifiche) della capitale lituana. Anche qui gli spazi verdi, dai parchi alle aiuole, sono tantissimi, pieni di fiori e molto colorati. Il gatto, so già che riparleró di questo felini, è quello di “Flow” (molto bello, Oscar del miglior film d’animazione 2025), il cui regista è proprio di queste parti. Anche qui moltissime chiese, la Cattedrale della natività di Cristo è il maggiore luogo di culto della Chiesa ortodossa.


Lo sapevate che Riga ha tantissimi edifici realizzati in Art Nouveau? Eppure è così, oltre 750 edifici. L’autore della maggior parte dei progetti è Michail Osipovič Ėjzenštejn, padre del regista Serghej… Per intenderci:

Che danno stasera?

⁠La corazzata Kotiomkin!


E chi vuol capire…


Ah, a proposito di gatti, esiste la Casa del gatto, simbolo della città. Pittoresca, ma nulla di più. Se siete curiosi, cercate la storia!


Il Museo dell’occupazione della Lettonia è una miniera di informazioni e materiali, su mezzo secolo di occupazione sovietica (ma pensa, anche qui!), dal 1940 al 1991. Storie di deportazioni, omicidi, torture, carceri, gulag e altre sofferenze. Ha una ricca quantità di foto, filmati, libri, pubblicazioni, documenti ufficiali, oggetti di guerra e della vita quotidiana, pannelli esplicativi e percorsi interattivi.
Come già a Vilnius, non si può fare una simile esperienza senza uscirne provati e con un senso di malessere.

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