Mi sono interessato molto alle puntate monografiche dedicate alla crisi degli oppiodi negli Stati Uniti fatte da Matteo Bordone sul suo podcast, sul Post.
Mi sono documentato un po’, ho guardato la miniserie ‘Dope Sick‘ e alcuni video su Youtube.
Il Tranq comprende il fentanyl, uno degli oppiodi più noti inizialmente sviluppato come forte antidolorifico (circa cento volte più potente della morfina), e la xilazina, un potente sedativo utilizzato in ambito veterinario. Questa seconda sostanza veniva chiamata informalmente “tranq”, ma da alcuni anni il termine viene impiegato per definire la sua combinazione con il fentanyl. In questa ultima versione, il tranq era stato identificato nei primi anni dopo il Duemila a Porto Rico e in seguito ne era stata riscontrata la presenza molto localizzata in alcune aree degli Stati Uniti e del Canada. Da almeno quattro anni il tranq è presente in praticamente tutti gli Stati Uniti, complice il suo basso costo. [Fonte: Il Post]
Intere zone abitate e vissute da quelli che sommariamente sono stati definiti zombie: ragazze e ragazzi, donne e uomini in balia di questa forte sonnolenza, totalmente fuori controllo, buttati per strada, per terra, oltrepassati dai passanti che guardano da un’altra parte.
Ho guardato anche questo:
Nel corso della mia vita ho visto, come tutti più o meno, scene di tossicodipendenti per strada. ma una cosa del genere, un girone dantesco come quello descritto in questo video [e in molti altri] no.

Mi ha fatto male, due volte: in primis mi ha colpito al cuore vedere tante vite, così giovani, rotte da questa cosa. Occhi vuoti, nessuna speranza, solo il desiderio di non esserci, all’inizio, e poi solo più il bisogno di procurarsela.
Poi c’è l’aspetto che più mi lascia senza parole, ovvero l’assoluta mancanza di comprensione dei decisori, di chi dovrebbe capire che i problemi non si risolvono a valle, ma a monte; perché punire, vietare, eliminare il problema alla vista nascondendolo sotto un tappeto di divieti è semplice, facile, è una scorciatoia politica che non costa nulla.
Chiedersi il perché intere generazioni stanno buttando in un mare di merda il proprio futuro richiede uno sforzo diverso. La domanda non è chiedersi genericamente ‘Perchè lo fanno’, ma chiedere a tutti loro, singolarmente: da cosa scappi? Perché ne hai bisogno? Cosa ti è successo?
Cosa vi è successo, ragazzi?
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