Voltaire ha detto tante cose intelligenti e condivisibili, una delle quali è diventata oltremodo famosa e cara a chi ha una certa idea del mondo:

Non la penso come te ma darei la vita per farti dire quello che pensi

Mi piace questa frase perché mantiene la sua forza vitale nonostante l’eccessivo utilizzo a volte rischi di intaccarne la limpidezza.

Ho cercato di tenere fede a questa frase il più possibile; non sempre ce l’ho fatta [del resto mi chiamo Pierluigi, mica Francoise] ma nel caso della caccia ho deliberatamente scelto di ignorarla.

Questa cosa non è uno dei miei argomenti preferiti: se ne scrivo è perché in Consiglio Regionale del Piemonte [ovvero dove lavoro] si sta discutendo di caccia anche se in modo collaterale.

Ero sui vent’anni quando vidi a casa di un mio amico una serie di trofei di caccia: una volpe, qualche pennuto, la testa di un cerbiatto. Mi interessai al punto della cosa che il padre mi invitò per il week end successivo in montagna per una battuta, e io ci andai.

In tre camminammo per ore immersi nel bosco, lui e suo figlio armati di carabina ed io al seguito armato solo di curiosità.

A un certo punto il mio amico ed il padre si fermarono e all’unisono si protesero leggermente in avanti; ricordo bene quanto rimasi stupito dalla sincronia perfetta dei movimenti: sembrava una danza.

Il padre sparò, io feci un salto della madonna per lo spavento, e il mio amico andò a vedere se il colpo fosse andato a buon fine.

“Quasi”, disse da una ventina di metri.

Andammo lì e vedemmo del sangue tra le frasche. “E’ vicino, comunque”, disse il padre. La trovammo poco più in là, stesa a terra. Era una volpe, respirava in fretta, perdeva tanto sangue, cagava e pisciava nello stesso tempo. Aveva paura di morire e il rosso del suo sangue si mischiava al rosso bellissimo della pelliccia.

Il padre del mio amico finì quello che aveva iniziato e io mi sentii male, così tornammo indietro. Mi sentivo stupido, arrabbiato, incapace di esprimere lo schifo che mi sentivo addosso in quel momento.

Penso che quella creatura avesse un’anima, penso che ucciderla per sport sia crudele e vigliacco.

Forse questo post potrà offendere qualcuno e me ne dispiaccio, ma non troppo. Mai come la volpe, comunque.

Ci sono questioni che delimitano la nostra esistenza e formano pareri e prese di coscienza: per me questa è una di quelle questioni. Al punto da trovare la posizione del WWF troppo tiepida, al punto da provare ammirazione nei confronti di Sea Sheperd e di altre realtà considerate radicali.

Al punto da non voler nemmeno discutere con chi la pensa diversamente, e permettetemi di soffermarmi su questo punto che a volte stupisce anche me, perchè chi mi conosce sa che questo è molto lontano dal mio modo di pensare e confrontarmi; così non sono disposto a tollerare cazzate come “Ma si caccia da sempre/ poi mi mangio la preda per onorarla” [Sono certo che la volpe ben saprebbe dove infilare tale onore]: sopravvivenza e sport sono due cose diverse.

Vorrei che la mia Regione vietasse la caccia, ma so che è impossibile: i cacciatori votano, le armi si vendono, gli ‘allevatori’ di ‘selvaggina a scopo ripopolamento’ [che bell’ossimoro, eh?] devono lavorare, ci sono gli addestatori dei cani, i gestori delle riserve..  E poi in fin dei conti sono solo bestie, no?

Ecco: no. Con buona pace di Voltaire.

 

volpe

 

 

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