Per una curiosa quanto infausta coincidenza mi capita di ricordare Gino Strada poco dopo avere iniziato la lettura di ‘Mattatoio N. 5’ di Vonnegut.
Nel mentre, i talebani rientrano con tutto l’agio possibile a Kabul.
Le immagini che riportano a Saigon e alla frettolosa ritirata americana, l’ultimo articolo di Strada su La Stampa, le riflessioni sul massacro di Dresda non lasciano molto spazio all’ottimismo.
Viene in mente Gramsci e la mancanza di scolari della maestra Storia.
È così, sarà così per un bel pezzo; ma non è che le cose siano così e basta: siamo noi a essere così. Denaro, o potere, o controllo…Tutto porta a questa roba qui.
La domanda è: fino a quando? Finirà? Rimarremo in piedi? Resteremo umani? A questa ultima domanda mi viene da dire ‘Meglio di no’, perché se questo è essere umani meglio passare oltre.
Comunque è Ferragosto, commemoriamo Gino Strada dalle spiagge [me compreso, sia chiaro] e assistiamo all’ennesimo fallimento della ditta di export democratico.
Strada aveva una faccia severa. Mi piaceva quando mandava tutti affanculo perchè ‘se appoggi uno che fa una guerra sei colpevole quanto lui’. Mi piaceva quando le poche volte che andava in tv metteva tutti dalla stessa parte perchè se pensi che la guerra sia sbagliata e poi la fai sei una merda.
Se pensi che la guerra sia sbagliata e poi la fai sei una merda.
Se pensi che la guerra sia sbagliata e poi la fai sei una merda.
Se pensi che la guerra sia sbagliata e poi la fai sei una merda.
Un saluto, Dottor Strada.
Vonnegut a Kabul [Un saluto, Dr. Strada] by Collateralmente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
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