C’è quell’odore mischiato di vecchio e disinfettante, unico nel suo genere ma diffuso in ogni parte del mondo, un franchise globale che fa capire dove ci si trova: un ricovero per anziani, il luogo dove si attende di finire ogni cosa.

“Come stai? Buon anno, papà”

“Sì? Speriamo. Più che altro speriamo che sia l’ultimo”

Inizia bene, l’inossidabile umorismo, l’implacabile umorismo.

“Non dire così”

“Cosa dovrei dire?”

“Tipo buon anno anche a a te?”

“Il solo fatto di non essere chiuso qui dentro renderà il tuo un buon anno. Comunque sì: buon anno anche a te”

“Va bene, capito”

“Davvero?”

“No, non ho capito, ok? Non lo so cosa possa significare stare qui dentro. Andiamo, su: possiamo renderlo meno pesante?”

Sospira, l’anziano.

“Sto leggendo un libro interessante”

“Ecco, già meglio, Pà: che libro?”

“Oh, beh, parla di un tizio che costruisce strani marchingegni, scatole con dentro dei meccanismi che ticchettano, ingranaggi che girano. Non servono a nulla ma sono bellissime”.

“E le vende?”

“Perché dovrebbe? Perché uno deve sempre fare qualcosa per soldi?”

“Non ho detto questo: ho solo chiesto”

“Siete tutti ossessionati dai soldi”

“Tutti chi?”

“Oh, dai…Comunque no, non le vende. Le persone vengono attratte da quelle scatole e quando le hanno viste e toccate per un po’ si sentono meglio. Così qualcuno inizia ad indagare e lui passa dei guai perché le autorità vogliono sapere come funziona questa cosa”

“Interessante”.

Dice il titolo del libro.

“Non capiscono perché la gente si senta meglio dopo aver visto le scatole. Sono a metà comunque: c’è un tizio che pensa siano scatole che avverano i desideri, ma secondo me non è così”

“Sarebbe bello ci fossero scatole simili”

“Sì, saprei già cosa chiedere”

“Di uscire da qui, immagino”

“Sarebbe una conseguenza”

“Cioè?”

“Beh, morire non sarebbe male”

“E ricominci…ma morire cosa? Qui, adesso?”

“Ma no, aspetterei che te ne fossi andato, ovviamente”

“Ah ok, grazie”

“Però dovresti rifare la strada per venire in ‘sto buco. Forse sarebbe meglio con te presente, per comodità”

“Mi sembra un pensiero gentile”

L’implacabile umorismo di entrambi, naturalmente.

“Vero?”

“Vero, vero. Vado adesso”

“Saluta a casa, anche se non ricordo più chi c’è, a casa”


E si riparte con un nuovo anno, nuovo di zecca, profumato di disinfettante e di vecchio, ombreggiato da nuvole di ricordi stanchi.

CC BY-NC-ND 4.0 Un dialogo di inizio anno by Collateralmente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.