Leggendo la newsletter ‘Da Costa a Costa del Direttore de Il Post, ho letto queste parole che penso andrebbero divulgare per non dire scolpite nella pietra.
Sono parole di queste parole di Jerusalem Demsas, una giornalista statunitense nata in Eritrea, arrivata quando era bambina con la sua famiglia durante la guerra con l’Etiopia, scritte dopo l’assassinio di Kirk.
Io le condivido in toto.
«Il miglior consiglio che posso darti è: spegni tutto, ignora tutto.
Rifiutati di giocare al gioco delle astrazioni. Respingi la tentazione di staccarti dal concreto per allargarti a grandi temi sui social, sulle armi, sulla violenza politica o su “cosa significa tutto questo”. Respingi l’impulso di dire che la destra ha sparato per prima, che un attivista di sinistra aveva dato a Kirk del nazista, che i Repubblicani hanno reso tutto questo inevitabile con le loro posizioni sulle armi o che è ingiusto che Kirk riceva tanta ammirazione dopo la sua morte mentre altri non ne ricevono affatto. Non serve a nulla, anzi, è peggio che inutile.
Non stai facendo avanzare la tua causa. Non stai convincendo nessuno. Non stai aiutando l’approvazione di una legge. Non stai scrivendo una tesi sulle cause profonde di questo assassinio politico. Stai solo peggiorando le cose. Per favore, smetti di parlare. Esci di casa. Spegni il telefono. Resisti all’impulso di trasformare l’omicidio di un uomo in una gara per stabilire di chi sia la colpa. Giocare significa perdere.
Fermati un momento e chiediti: pubblicare questo tweet, questa storia su Instagram, questo messaggio incendiario da mandare a mio padre che è di destra o alla mia zia di sinistra ci porta davvero più vicino a una legge seria sul controllo delle armi? O sulla salute mentale? Per ottenere risultati concreti spesso bisogna far arrabbiare qualcuno. Ma qui non c’è nessun risultato concreto da ottenere. C’è solo la possibilità che questo momento ci divida ancora di più e spezzi quei legami già fragili che ci tengono insieme. Oppure c’è la possibilità di guardare il video di una bambina che non vedrà mai più suo padre e provare un’emozione normale, umana.
Rifiutare le astrazioni non significa rinunciare alle proprie responsabilità morali o democratiche. Significa riconoscere che qualsiasi cambiamento politico o legislativo nasce da una verità semplice che oggi si sta sgretolando: tu sei il mio vicino. È così che viviamo insieme. Rifiutandoci di entrare in questo gioco ipnotico in cui ogni evento diventa una gara di supremazia politica».
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