Ritratto di una Napoli inedita, il tutto con il Vesuvio che incombe. Dalle scosse di terremoto alle chiamate al pronto intervento, dal doposcuola dei ragazzini agli scavi archeologici, passando per la storia di Pompei ed Ercolano. E poi ancora i marinai siriani al porto e i tombaroli trafugatori di cimeli antichi.
Gianfranco Rosi (“Sacro Gra”, “Fuocoammare”, tra gli altri), documentarista famoso anche all’estero, firma l’ennesimo racconto alla sua maniera. Senza voci fuori campo, con pochi dialoghi se non quelli in presa diretta, con una fotografia in bianco e nero meravigliosa (da lui curata). E’ una Napoli lontana dai canoni classici, senza Maradona o i quartieri spagnoli, la Camorra o il folklore, ma non per questo meno affascinante.
Certo, se vi aspettate un ritmo incalzante, non è film per voi. Per chi ha pazienza, invece, è da vedere assolutamente. Lampi di umorismo tipicamente partenopeo, ma anche di commovente umanità, nella sua quotidianità a tratti feroce.
Rosi lavora sugli sguardi, sui riflessi, sulla vita catturata in punta di piedi, quasi di nascosto e con pazienza. Ha talento, gli va riconosciuto. Premio speciale della giuria, alla scorsa Mostra del cinema di Venezia.
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