Sì, questo è personale.
L’ho visto due volte, prendendo la linea 3 che mi porta in ufficio: non posso dire se sia un ragazzo o un uomo. È oltremodo magro, indossa un giaccone in stile boscaiolo, a quadrettoni neri e rossi. La testa è un cranio ossuto, la pelle tiratissima, gli occhi paiono enormi e guardano, instancabilmente, tutto e tutti.
Non so cosa vede né come percepisce quello che vede, perché ha lo sguardo di una persona per cui ogni certezza e infranta. È un alieno in un mondo noto. Scruta ogni cosa senza apparentemente riconoscere nulla.
È un tossicodipendente che come tanti altri vaga per la città: ne ho visti molti, tutti ne hanno visto qualcuno, non è una visione così bizzarra.
Tutte e due le volte eravamo seduti di fronte, io con gli auricolari, lui con gli occhi piantati nei miei. E non mi vedeva.
Ogni aspetto della sua fisionomia, ogni suo movimento per me rappresentano buio e catene; le sue ferite, le croste di sangue ammalato e rappreso che tormenta con mani frenetiche non comunicano solo sofferenza ma uno spaesamento assoluto. Una pena che rinasce ogni giorno.
In quali mari freddi sta nuotando? In quali nebbie è perso?
Non posso fare altro per lui se non ricordarlo, incidere il suo ricordo qui. Qualche riga che a lui non servirà a niente: non conosco il suo nome, la sua storia, la sua famiglia, tanto meno la strada che lo ha portato a chiudersi in quella stanza buia.
Come tutti noi è nato come un involucro il cui interno è stato stivato di dolori, attese, gioie, angoscia, desideri che mischiati tra loro per molti di noi costituiscono l’impasto della vita ma che per lui non hanno funzionato. Sfortuna, sorte, destino, caos..Qualcosa. Qualcosa è andato proprio storto, per lui.
Tante volte ascolto conversazioni, vedo cose belle, brutte, interessanti oppure neutre che scivolano via poco dopo essere sceso dal tram: lui ha lasciato qualcosa in me con quel modo di guardare/vedere così spiritato. In qualche modo ho pensato fosse giusto scriverlo.
Che cosa è personale? Le mille chiacchiere che facciamo ogni giorno o quello che ci coglie sul fatto costringendoci a pensare? A guardare? Questo il mio modo di pensare, di guardare.
Questo è personale.
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