Pochi giorni fa ho partecipato per lavoro ad un interessante convegno sui Community Land Trust e le coabitazioni sociali: ho seguito l’incontro per il quale ho fatto un piccolo reportage fotografico.
Oltre all’interesse per il tema, mi ha spinto ad andarci anche un altro fatto: l’incontro si è svolto in un luogo che ho frequentato per un po’ di tempo parecchi anni fa.
In quel complesso ci lavoravano i miei. Avevano un ufficio in quello che adesso è uno spazio di coworking, ma che all’epoca era un pionieristico centro uffici. Per ‘all’epoca‘ intendo i fabulous anni ’80, quando tutto sembrava una festa continua che non sarebbe finita mai. Poi la festa è finita eccome, ma molti dei partecipanti se ne sono andati senza pagare il conto, così adesso tocca pagare a noi; ma tant’è.
Ero curioso dicevo, di tornare lì dove non ero più stato da tanti anni perché a me queste cose in stile amarcord piacciono parecchio, ma è stata una delusione: era tutto così radicalmente cambiato da non lasciarmi particolari impressioni.
Tornato al convegno e scattate un po’ di foto volevo curiosare un po’ nei vari padiglioni dell’edificio che un tempo era una piccola fabbrica, e nel nulla di uno di questi padiglioni ho trovato ciò che cercavo senza saperlo: le poltroncine da sala d’aspetto di cui il centro uffici di vent’anni fa era disseminato.
Le poltroncine più scomode che possiate immaginare.
Ricordo bene quello che ho pensato la prima volta che mi ci sono seduto: ‘Ma stiamo scherzando? Chi ha fatto ‘ste cose? A che scopo?’
Lo scopo era ovviamente farci sedere della gente, ma io dopo vent’anni ne ho trovato un altro nel momento in cui ho tolto il copriobiettivo dalla macchina foto e ho sentito il rumore di scatto dell’otturatore.
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