Il 27 gennaio ho scritto una story su Instagram in cui dicevo che mischiare il Giorno della Memoria e ciò che sta accedendo a Gaza è un errore. Qualche amico/a mi ha scritto che l’errore lo stavo facendo io e che con quella story passavo quasi per filo israeliano o addirittura per sionista.

Ora, tralasciando il fatto che negli anni ho partecipato a una luuuunga serie di manifestazioni che possono testimoniare l’esatto contrario, penso di aver avuto ragione a fare un distinguo importante, perché se non si distingue più si fanno dei polpettoni indigesti e senza senso.

E oggi ho visto questo:

Così, dice:

«Trovo sbagliato mescolare cose completamente diverse, come hanno fatto tanti che hanno pensato di mettere in discussione il 27 gennaio per quello che sta succedendo a Gaza. Evidentemente hanno un bisogno spasmodico di fare pari e patta con la Shoah, di togliere agli ebrei il ruolo di vittime per antonomasia, di liberarsi da un inconscio complesso di colpa. Questo fenomeno segnala anche un fallimento educativo in questi più di 20 anni dall’approvazione della legge: sembra che qualcuno abbia scambiato il Giorno della Memoria per una specie di regalo fatto agli ebrei, da revocare se gli ebrei si comportano male. Ma allora siamo davanti ad una catastrofe culturale»

Io la penso come lei, ed essere in linea con un personaggio del genere mi conforta molto.

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