Emilia Romagna, a cavallo dell’anno fatidico 1968. Un ingegnere di nome Giorgio Rosa (E. Germano) convince l’amico Maurizio (L. Lidi) a lanciarsi in una folle sfida: costruire una piattaforma galleggiante, al largo delle coste di Rimini, che sia la base per una vera e propria piccola isola. I primi accolti saranno una ragazza incinta 19enne, un tedesco organizzatore di serate, un naufrago. In pochi giorni la notizia farà il giro d’Italia e non solo, facendo dell’isola un’attrazione per turisti, ma soprattutto un luogo di libertà e assenza di regole, dove la lingua ufficiale è l’esperanto. Nel momento in cui si autoproclama stato indipendente, la questione inizia ad essere spinosa per il governo italiano, sollecitato dall’Onu, che aprirà un contenzioso . Giorgio arriverà a Strasburgo, per chiedere al Consiglio Europeo di dirimere la questione.
Sidney Sibilia (già autore della trilogia di “Smetto quando voglio”) riprende una storia vera, sconosciuta ai più, ma già oggetto di un documentario e alcuni libri (Walter Veltroni ne ha scritto uno e ha fatto da consulente alla sceneggiatura), e la racconta con un mix di leggerezza e favola, in salsa un po’ anarchica e molto romagnola (non solo per l’inflessione vocale). Il Giorgio Rosa di Elio Germano (come al solito bravissimo) è un romantico sognatore, che a suo modo vuole cambiare il mondo, o almeno provarci, nonostante lo scetticismo o l’ostilità dello stesso. Sibilia si diverte e ci diverte, ironizzando molto sul ruolo della politica: spassosissimi i ruoli di Luca Zingaretti (il presidente del consiglio Leone) e Fabrizio Bentivoglio (il ministro degli interni Restivo), un’apparizione per Francois Cluzet, gloria del cinema francese, nella parte del presidente del Consiglio Europeo.
Da guardare, sapendo che è una storia romanzata, ma magari viene voglia di riscoprire la storia vera di più di 50 anni fa. Dal 9 dicembre su Netflix.
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