Avendone frequentata parecchia, parlo poco di politica qui dentro: un territorio che ho sempre preferito mantenere integro e poco politico. Ma c’è una crisi di governo, e domani potrebbe succedere qualcosa, o potrebbe non succedere un niente che però sarebbe comunque qualcosa.

Sento moltissime persone che si esprimono su fatto che Draghi debba restare, o se ne debba andare, li sento dire che son matti, o ladri, o attaccati alla poltrona o traditori. Fanno petizioni, manifestazioni, vanno in tv a dire che no, non si può.

Il sentire più comune in questi giorni è l’incredulità. Ma come? La pandemia c’è ancora [anche se facciamo finta di no], l’inflazione sta mordendo forte, c’è una guerra alle porte, il clima sta arroventando un’estate mai così calda, c’è una siccità mai vista, i fondi indispensabili del PNRR sono a rischio…E questi fanno la crisi di governo?

Sono tutti ragionamenti leciti eh, ci mancherebbe, ma non tengono conto di un punto che è fondamentale, e lo è nel senso letterale del termine perché costituisce o almeno dovrebbe costituire il ragionamento di base, quello da cui parte tutto.

L’Italia non è un paese serio.

Lo possiamo dire, no? Nel 2022 si può dire? Perché se non si può allora possiamo serenamente continuare a fare finta di stupirci e tutto può assumere quella tinta di illogicità che ci sgomenta e ci costerna.

Se invece partiamo dall’assunto che l’Italia non è un paese serio tutto quadra molto meglio e molte delle domande di cui sopra possono trovare almeno una giustificazione, se non una risposta.

Noi non siamo un paese serio, e gran parte della classe politica è la nostra immagine giaccaincravattata.

Oltre a rendercene conto, diciamocelo, ripetiamocelo e smettiamo di pensare di essere quello che non siamo e che non saremo forse mai.

Purtroppo o per fortuna, siamo Italiani.

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