In un piccolo villaggio irlandese, che vive di pesca e di industria ittica, ritorna dopo anni di assenza Brian (P. Mescal). Ritrova la madre Aileen (E. Watson), il padre e la sorella, che ha avuto un bimbo. Decide di dedicarsi all’allevamento delle ostriche, che da quelle parti è molto diffuso, perchè sfrutta l’alternanza delle maree. Aileen è forse la più radiosa per il ritorno del giovane e quando scopre che Brian è accusato di molestie verso Sarah, la sua ragazza prima della partenza, è molto confusa e medita di mentire per proteggerlo. Ma suo figlio è davvero colpevole? E se lo è, quanto è lecito coprirlo, di fronte a una violenza commessa? Epilogo luttuoso, ma che lascia intendere un barlume di speranza catartica.
Piccolo film prezioso, “Creature di Dio” è una storia che tocca molti temi: il senso di colpa, la sottomissione femminile, il patriarcato maschilista e imperante dei piccoli villaggi, la violenza maschile che non si controlla, l’indifferenza del contesto rurale che sa e non fa un passo. Splendido contrasto, aiutato dall’ottima fotografia, tra i paesaggi naturali (tante dissolvenze, funzionale uso delle musiche) e le dinamiche umane: è un film di sguardi, prima di tutto, in particolare di una meravigliosa Emily Watson e un Paul Mescal (tenetelo d’occhio, farà molta strada!) che non le è da meno.
Non è una commedia leggera, per nulla. Ma indubbiamente merita uno sguardo.
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