Al 30 di dicembre posso dire di aver visto 154 film al cinema, in questo 2016. Sorvolando su quanto mi sia costato, su come si potessero investire i soldi dei biglietti, sul fatto che abbia bisogno di uno psichiatra probabilmente, provo ad azzardare due classifiche. I cinque che ho maggiormente detestato e i cinque che più ho amato. Premetto subito che è tutto opinabile, che chiaramente è una scelta soggettiva, che pure a me costa fatica, che sarei più sereno a citarne dieci per categoria, ma poi dovrei scrivere un romanzo e direi che non è il caso.

Comincio dai 5 più odiati.

Sicuramente ci metto “Tommaso”, seconda regia di Kim Rossi Stuart: un film pretenzioso, urlato, noioso. E’ fondamentalmente la storia di un uomo che vorrebbe scoparsi ogni donna che incontra, ma che non è capace di relazionarsi con l’altro sesso nella realtà. Kim Rossi Stuart è uno splendido quasi 50enne, ma poteva proprio evitarselo questo filmaccio. Poi cito “Pericle il nero”, una cagata pazzesca (cit. di U. F.), che narra di un balordo (R. Scamarcio) che riscuote denaro per conto di malavitoso, minacciando di sodomizzare (!!!) i malcapitati debitori. Una storia sgangherata e ridicola, con personaggio idioti e Scamarcio che si lamentava sui giornali del poco successo del film. Da sottolineare anche “Ustica” di Renzo Martinelli, che ricostruisce la strage del DC-9 Italia del giugno 1980, con una tale dose di elementi assurdi, da uscirne storditi: recitato malissimo, doppiato peggio, con effetti speciali a caso e un plot degno di una telenovela sudamericana, oltre che una nuova teoria sulla strage. Aggiungo, rimanendo in scia, “La verità sta in cielo”, sulla scomparsa di Emauela Orlandi, pellicola firmata da Roberto Faenza: inverosimile, pretenziosa, con una storia scritta male e recitata peggio e uno Scamarcio, nel ruolo di Renatino De Pedis, poco in parte. Infine “Stonewall”, film di apertura del Torino Lgbt Film Festival, che racconta dei moti di Stonewall, a New York nel 1969, una delle prime tappe di emancipazione (in questo caso violenta) del movimento gay. Il regista è quello di “Indipendence Day” e forse avrei dovuto preoccuparmi. E’ uno dei film più brutti che ho visto nella vita: ma non a tematica gay, in generale, dico!

I cinque che ho più amato, invece.

In primis, “Perfetti sconosciuti”, secondo me vera sorpresa italiana dell’anno, con buona pace di Virzì e di chi lo ha amato, ma secondo me “La pazza gioia” gli resta una spanna sotto. Premiato al Tribeca Film Festival di New York per la sceneggiatura (e con molti premi in Italia), il film di Genovese è molto più acuto e profondo di quanto apparirebbe in superficie. Poi “Land of mine”: il commovente film danese, sui soldati tedeschi (poco più che ragazzini) che devono sminare le spiagge della Danimarca, agli ordini di un sergente inflessibile, ma forse anche a suo modo paterno. Cito “The weekend”, film del 2011 di Andrew High, uscito solo quest’anno nelle sale italiane, in lingua originale e sottotitoli: la storia bellissima e credibile del weekend di due uomini inglesi, tenera e reale, nella sua semplicità. Raramente al cinema ho visto film così visceralmente spontanei, nel parlare di sentimenti. E poi “Animali notturni”, seconda regia dello stilista Tom Ford (premiato a Venezia), una storia violenta e notturna, dal fascino irresistibile, il gusto estetico impeccabile, l’ambiguità di fondo che affascina, anche nella sua immorale e vendicativa vicenda. Per ultimo (ma solo in questo elenco) “E’ solo la fine del mondo”, di Xavier Dolan (premiato a Cannes): lo struggente e feroce confronto famigliare nel corso di un pranzo, tra uno scrittore e la sua famiglia, dopo 12 anni di assenza del protagonista. Echi che ricordano Moravia e Tondelli, ma forse Dolan (che ha 27 anni e questo è il suo quinto film!), neanche li conosce…

Inutile dire che questi ultimi 5 li consiglio vivamente, anche da recuperare fuori dal cinema, visto che c’è solo più quello di Dolan in programmazione. Per i primi 5, invece, sono disponibile a bruciare le pellicole, alla presenza dei registi, rigorosamente collocati in ginocchio sui ceci, finchè la polizia non si incazzi!

 

 

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