Vita e inarrestabile ascesa pubblica di Dick Cheney (C. Bale), dagli anni ’60, quando era un mediocre studente universitario, più interessato all’alcool che ai libri, fino ai primi anni 2000, eletto vicepresidente degli Stati Uniti d’America, con Bush jr. alla Casa Bianca, passando per quattro infarti e un trapianto di cuore.

Di questi oltre quarantanni si racconta il matrimonio con la tellurica Lynne (A. Adams) e le due figlie avute insieme, il rapporto con Donald Rumsfield (S. Carrell), il ruolo di capo di gabinetto della Casa Bianca con Ford presidente, il ruolo di Segretario alla Difesa con Bush sr. presidente e, al culmine, la vicepresidenza con Bush figlio (S. Rockwell), con le invasioni di Afghanistan e Iraq. Il tutto con graffiante ironia, dissacrante satira, momenti non-sense e inquietanti passaggi verosimili, alla maniera che Adam McKay (che scrive e dirige il film) ci ha abituato, se avete visto “La grande scommessa”, per intenderci.

Oltre alla sceneggiatura, il punto di forza sono gli attori. Christian Bale ha già conquistato un Golden Globe, per una performance fisica incredibile, che profuma già di nomination agli Oscar, se non di più… Ma anche la Adams, il luciferino Carrell e il babbeo Rockwell sono assai bravi. Resta da chiedersi se la tesi del film sia vera: è stato davvero Cheney, silenzioso, pacato, spesso in disparte (nell’ombra appunto), ma anche cinico, secco, risolutore e campione di pragmatismo, uno dei grandi burattinai del potere americano, emblema del cuore di tenebra americano, soprattutto negli anni della presidenza Bush jr.?

Chissà, forse non sappiamo rispondere. Ma a pensarci bene, ti passa il sorriso e si diventa subito un po’ più inquieti.

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